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Desperate Surfer's Wife

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STORIE DI GUIRI, PROFESSORI E SURF, A LANZAROTE E NON…

In dieci anni di felice convivenza con un surfista, ho imparato a conoscere il loro mondo: fissazioni, dinamiche strampalate e su tutte, un’ombra che si staglia minacciosa. Il localismo.

Quella strana attitudine a considerare il mare e, nella fattispecie, lo spot, una proprietà privata che non può essere violata. Una sorta di: Lo spot è mio e me lo gestisco io!

Premessa obbligatoria, noi siamo di Roma e già questa connotazione geografica spesso coincide con caciaroni presuntuosi, della serie: Fatece largo che passamo noi. Roma caput mundi…e buonanotte ai suonatori.

Emanuele fa parte di quella fascia elitaria che porta un nome chiaro e semplice: ROMA NORD. Il destino ha voluto che incontrasse me, di Ostiensii natali. Quindi, ora lui deve dichiarare di vivere in periferia, non più a Ponte Milvio.

Quando usciamo dalla nostra provincia ed intessiamo piacevoli chiacchiere con chicchessia, le domande di rito, con spontanee risposte, sono le seguenti.

Loro: Di dove siete?

Noi: Di Roma.

Loro: Ma Roma, Roma?

Noi: Si, Ostia Antica.

Loro: Ahhhhh OSTIA! No Roma Roma.

Noi: Allora, OSTIA ANTICA era il porto di ROMA e noi siamo quartiere della Capitale, quindi fate un pò voi.

Immaginatevi questa allegra conversazione su un qualsiasi litorale surfistico della Penisola.

 

 

PIACERE, MI CHIAMO EMANUELE E SONO UN SURFISTA DI ROMA

Vi dipingo la scena: Emanuele arriva sorridente, biondo e solare sulla riva di un nuovo spot. Visualizza il gruppetto di locali che, come lui, ragionano su quando come dove entrare in acqua, ed altri dialoghi da premi Nobel. Attacca bottone ed inizia l’iter colloquiale di cui sopra.

Alla parola OSTIA ANTICA i volti impallidiscono, gli sguardi si incupiscono e la benevolenza scompare, qualche passo indietro di diffidenza e l’atmosfera goliardica svanisce.

Chi è più diretto si affretta a chiedere: ma sei un surfista di OSTIA?!?!?

Emanuele: no no, io sono di Ponte Milvio, con quel sorriso tra l’ingenuo e l’imbarazzato alla Carlo Verdone in Viaggio con Papà.

A questo punto, deve dimostrare di non essere il tipico fenomeno urlatore e droppatore di onde, tutto questo nel giro di pochi minuti, nella speranza che in acqua non gli si stagli davanti un muro di gomma.

OSTIA, CAPUT MUNDI

Ora, io di amici surfisti di Ostia ne ho tanti – ci sono cresciuta su quelle spiagge – e sono tutte brave persone. Ma c’è un gruppetto che temo si sia fatta una brutta nomina. Se qualcuno degli interessati dovesse trovarsi a leggere questo articolo, non si offenda, piuttosto si ponga qualche genuina domanda.

Comunque, non bisogna viaggiare con un Curriculum Surfae da lista nera, per avere problemi in line-up. Lo straniero viene sempre e comunque visto con malanimo e diffidenza, e non solo dove di mareggiate se ne vedono poche.

A Lanzarote – dove se si è di bocca buona si può surfare quotidianamente – esiste un’ élite di cosiddetti professori che detestano chiunque si permetta di entrare in acqua, mentre ci sono loro. Ho visto amici dal carattere meravigliosamente pacifico, nati a Lanzarote e cresciuti tra le onde, che preferiscono non surfare, piuttosto che respirare la mala leche di chi si considera King of the spot.

Quando arrivano i turisti di turno, i cosiddetti guiri, con tanto di tavola scintillante e voglia infinita di dominare l’oceano, le cose si complicano ulteriormente. Ho sentito leggende metropolitane di minacce, pugni alzati e voce grossa. Se poi ad arrivare in line-up sono beginner incapaci, che si credono John John solo perché hanno tavola nuova e addominali scolpiti, diciamo che vanno a buttarsi nell’occhio del ciclone.

ALLA RICERCA DELLO ZEN PERDUTO

Ma allora, che ne rimane del mitico Hang Loose o Shaka? Il tipico saluto surfista che a Roma traduciamo semplicemente con Bella Zì!

Il simbolo per eccellenza di amore per l’oceano e la vita leggera, perde ogni connotazione pacifista ed assurge a pantomima di una figura ormai in via d’estinzione: il surfista rilassato che ama condividere.

Per fortuna, di questi esemplari rari ne conosciamo ancora, se sarete fortunati potrete avvistarli tra le onde de La Santa o del Complejo. I loro nomi sono Momo, Rafa, Antonio detto El Pollo e molti altri.

Emanuele li ha incontrati proprio così, chiacchierando molti anni fa sulla spiaggia, ne ha riconosciuto il sorriso genuino e la voglia di vivere il mare, con rilassatezza. Ora sono loro, parte integrante di quella nostalgia che proviamo quando la vita ci tiene troppo lontani da Lanzarote. Amicizie mai complicate, felici, disinteressate.

Amicizie che il surf può ancora regalare.

NO RULES, NO SURF

Ma la fiducia va conquistata, con la gentilezza, la capacità di seguire le regole – perché di regole ce ne sono anche in line-up, e vanno rispettate – e l’intelligenza di passare oltre, senza prestare il fianco ad inutili nervosismi.

Quando a volte uscendo dall’acqua mi racconta di battute infelici, prepotenze fuori luogo e sguardi in cagnesco, purtroppo non riesco ad essere una moglie zen, mi stupisco del suo savoir-faire e gli chiedo col massimo della sincerità, come abbia fatto a non reagire.

Per fortuna io in line-up non sono mai arrivata, ma dalla spiaggia posso comodamente tirare le somme:

– il surf è troppo di moda

– la popolazione mondiale ha superato i limiti di guardia

Infine, se non sei amico di Leonardo DiCaprio o Johnny Depp e non puoi passare le vacanze nelle loro isole private, ti tocca surfare laddove altre centinaia di surfisti bravi e meno bravi, sperano di esaudire le proprie velleità da Mercoledì da Leoni. Quindi, fattene una ragione!

VADEMECUM CONEJERO

Se sei nuovo a Lanzarote, attieniti a poche, semplici regole universali.

Sii educato, mai prepotente, rispetta le precedenze.

Per prendere confidenza con gli spot e sperare di non incontrare troppa folla in acqua, bagnati la mattina presto o all’ora di pranzo.

Magari a Famara, quando Alisei e marea lo permettono, oppure a Jameos de l’Agua.

Surfare a La Santa, per non parlare de El Quemao fa fichissimo, ma se non sei un surfista navigato, puoi rischiare grosso.

Lanzarote, in quanto isola, offre sempre uno spot che lavora, quindi a volte basta solo armarsi di pazienza e trovare il posto giusto dove le onde sono accettabili e i surfisti sotto il numero di guardia.

Del resto, parte del vostro divertimento è filosofeggiare per ore di onde e spot, comodamente dal parcheggio con lo sguardo rivolto all’oceano, ad ascoltare vicendevolmente racconti epici di mareggiate e tubi.