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Desperate Surfer's Wife

  >  In Evidenza   >  TRIBUTO AL MAESTRO MORRICONE – CRONACA TRISTE

IL SAPORE DOLCE DEI RICORDI

Era il 17 dicembre del 2004. Un venerdì sera.

La data sono andata a cercarla, perché la memoria per lo più ricorda le emozioni, anche a distanza di decenni, ma non i numeri.

Il Maestro Morricone si esibiva all’Auditorium di Santa Cecilia, ed avevamo degli inviti. Mi ricordo che ero seduta accanto a mia sorella, mentre mio fratello sedeva di fronte a noi.

Le prime note furono quelle di C’era una volta in America, ed io iniziai immediatamente a piangere, ancor prima che mio fratello si girasse per vedere se mi fossi commossa.

Avete presente quei momenti in cui pensate: Caspita, sono qui, testimone di qualcosa di grande. Mi è capitato di provare questa sensazione nella vita, non molto spesso, ma è successo. E quelle emozioni sono tatuate nell’anima.

Stavo assistendo a qualcosa di enorme, eravamo testimoni di una serata perfetta.

Poi, gli anni passano ed il Maestro se ne va, senza voler disturbare.

ATTESE DISATTESE

Quando qualche mese fa con mia sorella, abbiamo acquistato i biglietti per un Tributo al Maestro Morricone, volevamo regalare a nostro fratello una briciola di quelle emozioni lontane, senza troppe illusioni, ma con grandi speranze.

Mio fratello la sera del concerto ha avuto un contrattempo di lavoro, quindi siamo andati Emanuele ed io, insieme a due amici americani.

La pubblicità del Teatro Brancaccio recitava: “…Lo spettacolo non sarà solo un modo di ascoltare dal vivo le musiche del maestro, ma anche di ricordare il percorso storico delle sue creazioni, grazie a GRAFICHE & VIDEO PROIEZIONI che seguiranno l’evoluzione…”

Adesso, per favore, fate una pausa, leggete di nuovo l’ultimo capoverso, chiudete gli occhi ed immaginatevi grafiche e video proiezioni che ripercorrano il legendario flusso creativo del Maestro Morricone.

Avete immaginato? Ecco, probabilmente siete in errore.

VIDEO PROIEZIONI, QUESTE SCONOSCIUTE

Nonostante fossi cosciente che nulla avrebbe potuto emulare l’emozione del concerto originale, ero comunque eccitata al pensiero di riascoltare quelle musiche e ricordare con le VIDEO PROIEZIONI alcuni tra i miei film preferiti.

Le luci si spengono, in sala scende un rispettoso silenzio.

Il direttore d’orchestra ci saluta ed inizia a dirigere i musicisti. Esibizione impeccabile, niente da ridire su questi professionisti.

Sullo schermo che fa da cornice all’orchestra, iniziano a scorrere frasi random sulla vita di Ennio Morricone, nozioni che sembrano ispirate da Wikipedia.

Il font è basico – courier -, la giustificazione delle frasi indecorosa.

Va bene, è solo l’inizio, ora arriveranno le video proiezioni vere e proprie, almeno qualche foto.

Sopraggiungono solo i titoli dei film interpretati durante il concerto, e sotto al titolo, un’immagine: scura, sfocata, incomprensibile.

Intanto, tu continui a sperare, perché non può essere questo il tributo grafico e video promesso e purtroppo nel frattempo, ti perdi le note del concerto. Le emozioni ancora prima di arrivare scivolano via, per lasciare spazio ad un composto disappunto.

E così nota dopo nota, l’esibizione continua, lasciando che lo schermo comunichi in un linguaggio da scuola elementare la vita straordinaria di un genio.

Per lo più,  la proiezione è la diretta del concerto, ma neanche questo riesce bene alla regia: più di una volta viene inquadrato in primo piano il povero operatore che fa la gincana tra i musicisti, con tanto di telecamera e passo del giaguaro.

UN GESTO DI STIZZA

Termina il concerto, non aspetto il bis, mi alzo abbastanza interdetta.

Mi sento derubata di un’aspettativa, che è condivisa dagli spettatori ai quali mi permetto di chiedere se “ho capito male io, oppure ci dovevano essere delle proiezioni…”

Ed ancora di più, sento che qualcosa è stato tolto ai registi che per anni lavorano, si sacrificano e mettono il cuore in quello che fanno.

Per questo mi faccio prendere dalle emozioni, purtroppo negative. Vado al tavolo della regia, e mi permetto di dire agli addetti ai lavori che dovrebbero vergognarsi per aver portato in scena uno spettacolo del genere.

Conosco bene le difficoltà che spesso devono affrontare i creativi: poco budget, lunga gavetta, gratificazioni pari a zero.

Arrivare a collaborare con un famoso teatro di Roma equivale ad avercela fatta, essere un professionista.

Ma sono altresì convinta che la professionalità senza passione dia risultati asfittici, soprattutto quando si crea qualcosa di artistico, e quella serata – a parte i musicisti – trasudava di IL TEATRO PIU O MENO L’ABBIAMO RIEMPITO, TUTTO IL RESTO É NOIA.

Sarebbe stato così semplice aumentare il coinvolgimento degli spettatori, si poteva portare a casa il risultato aggiungendo un pizzico di buona volontà.

In questo non c’entra il budget, sto parlando dell’amore che mettiamo in ciò che facciamo, qualsiasi attività svolgiamo.

Infine, mi chiedo: con decine di spettatori all’interno, i responsabili di un teatro possono permettersi di chiudere baracca e burattini, prima ancora che lo spettacolo sia finito?

Dal tavolo regia sono andata a chiedere alla guardarobiera se c’era qualcuno del Brancaccio, e lei candidamente mi ha risposto che no, era troppo tardi.

Gloria ai due vigili del fuoco – quelli che ho visto io – ed alla gentile addetta al guardaroba, che hanno sfidato la notte di pioggia, per rimanere a vegliare su di noi, fino alle 22.30.

Per concludere, i nostri cari amici d’oltre oceano, Mary Jo & Noel, sono rimasti felici del concerto, sicuramente interdetti della regia e con un dubbio Amletico: che faccia aveva il Maestro? No, perché durante tutta la serata, non è stata condivisa neanche una sua immagine.