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Desperate Surfer's Wife

  >  Storie DSW   >  Esplora   >  LA REGINA DEL GOTICO: MONTECRISTO

UNA PASSIONE É UNA PASSIONE

Ci sono aspetti della vita che esercitano su  di noi un fascino particolare ed  irresistibile.

Senza cadere nell’ovvio, c’è chi è dipendente da ogni partita di calcio in TV, e chi non rinuncia alla ricerca disperata di una figurina introvabile.

Come diceva il mitico Sandoval de Il Silenzio dei suoi occhi:

Il tipo può cambiare di tutto, di faccia, di casa, di famiglia, fidanzata, di religione, di Dio, però c’è una cosa che non può cambiare Benjamin…non può cambiare di passione.

Per quel che mi riguarda, non so resistere alla filmografia e letteratura che abbiano un risvolto gotico che spesso – ahimè – sfocia nell’horror più becero.

Quando sono sola a casa e devo scegliere un film da vedere, non c’è recensione pessima che tenga, laddove vedo un mistero velato di oscure presenze, io mi incollo allo schermo. A volte – direi spesso – durante lo svolgimento della trama penso, tra me e me: ma che boiata stai guardando?

Nonostante tutto, vado avanti, ostinatamente.

Per non parlare di Stephen King, del quale conosco a memoria ogni romanzo. È la mia passione, per quanto cerchi di razionalizzare, non ne esco!

E poi, a fare da contro canto, c’è la dedizione più pacata ed equilibrata che rivolgo alla Natura. Il fascino dell’isolamento. Gli spazi aperti, i silenzi, i territori incontaminati e gli animali indomiti.

Nei casi più fortunati, ci sono luoghi che magicamente sembrano unire gotico e natura, nei quali mi perderei totalmente.

Per questo, soprattutto, ho sempre amato l’Isola di Montecristo.

Un gigante di roccia per lo più disabitato, lontano dalle rotte di massa, protetto nella sua purezza, carico di leggende.

E poi, la mia fantasia vola più in alto: lunghe camminate a picco sul mare, scogliere che precipitano nel blu profondo, romantici silenzi rotti dallo sciabordio delle onde e dal grido dei gabbiani, che tutto vedono e tutto tacciono.

Fortuna e tenacia hanno voluto che un giorno, mi trovassi a sbarcare su quell’Isola che tanto ha significato per me. Che fosse per mezzo di una barca dedicata ai turisti, piuttosto che un enigmatico veliero, poco importava.

L’energia è qualcosa di impalpabile, forse, qualcosa di invisibile che può essere percepita in mezzo ad una folla come nell’eremo più sperduto.

Nella mia escursione a Montecristo ero affiancata dal mio compagno di vita e da una guida eccezionale, Tatiana: abbiamo parlato, riso, camminato ed osservato la meraviglia intorno a noi.

E poi c’era l’altro aspetto dell’escursione, quello sottile, delle energie infinitesimali, quello di un desiderio di sognatrice, che si avverava.

Per questo, ho deciso di raccontarvi Montecristo attraverso alcune delle sue leggende, tirando fuori aneddoti divertenti, spunti curiosi con una sottile linea di gotico e mistero.

 

UN’ISOLA ARCANA E STRARIPANTE DI FASCINO

A parte le intrigate storie del leggendario Conte, come Alexandre Dumas anche Agatha Christie aveva pensato di ambientare il suoi Dieci Piccoli Indiani nell’isola misteriosa per eccellenza: Montecristo. Presa da un insopprimibile orgoglio anglosassone, alla fine optò per l’immaginaria Nigger Island, un’ipotetica isola al largo delle Coste del Devon. Valli a capire, questi inglesi.

Montecristo sarebbe stata l’ambientazione perfetta per la misteriosa villa di Mr Owen, i suoi invitati e l’inquietante filastrocca: e poi, non rimase nessuno

COMUNICARE COL FUOCO

Facciamo un passo indietro, fino al Medioevo, e ripercorriamo alcune delle usanze e storie che hanno reso Montecristo il sogno di tutti gli amanti del mistery.

Fin dalla fine del 1700 sull’isola si usava accendere fuochi maestosi, che avevano scopi precisi e che sopperivano all’isolamento dei suoi abitanti: allontanare o dissuadere i pirati all’attracco, chiedere aiuto alla vicina Pianosa e comunicare necessità impellenti.

Una sorta di alfabeto Morse a suon di fiamme e scintille.

Un fuoco = abbiamo finito i viveri

Due fuochi  = c’è un malato

Tre fuochi = errata corrige sui due fuochi. Non fate venire il medico…meglio il becchino.

IL FOSSO DEL DIAVOLO

Sul fronte nord-occidentale dell’isola, in agguato giace il FOSSO del DIAVOLO, dove periodicamente scorre un’acqua cristallina ed invitante. Secondo la leggenda, una volta bevuto da  questa fonte,  si andrebbe incontro a morte certa, non si sa quando e dove, ma prima o poi ci tirerai le cuoia!

Questa di storia in effetti, fa acqua da tutte le parti, per rimanere in tema…se partiamo da questo presupposto, la vita stessa è un veleno che prima o poi ti porterà a morte certa.

Comunque, per non sbagliare, se vi viene sete a Montecristo, bevete dalla borraccia e non dissetatevi dalle acque sorgive. You never know

ISOLA CHE VAI, MUNACIELLO CHE TROVI

Conoscete i leggendari munacielli, che si aggiravano per l’isola ed il vicino scoglio dell’Africhella, dove sorge un antico Faro?

I munacielli di Montecristo erano beffardi e dispettosi, spesso si prendevano gioco dei pescatori, spaventandoli ed irridendoli, a volte in veste di piccoli monaci, altre assumendo forma di animali notturni.

Molto più simpatico ed ospitale il monaco dell’Africhella – dal cappuccio rosso e l’aria bonaria e cicciottella – aiutava i pescatori in difficoltà e faceva compagnia ai barcaroli solitari.

Se misteriosi fuochi notturni, acque velenose, monaci ectoplasmatici e varie ed eventuali gotiche, non vi hanno dissuaso dal visitare l’isola, potete ufficialmente fare richiesta di visitarla e, magari, mettervi alla ricerca dello straordinario e mitologico tesoro.

UN EVERGREEN, IL TESORO DEL CONTE

Ecco le intramontabili indicazioni di mastro Alexandre Dumas, ed il suo Conte di Montecristo.

Oggi, 25 aprile 1498 essendo stato invitato a pranzo da Sua Santità Alessandro VI e temendo che, non contento di avermi fatta pagare il cappello cardinalizio non voglia ereditare da me e mi riservi la sorte toccata ai cardinali Caprara e Bentivoglio, morti avvelenati, dichiaro a mio nipote Guido Spada, mio erede universale, che ho nascosto in un luogo che egli conosce, per averlo visitato con me, cioè nelle grotte della piccola isola di Montecristo, tutto ciò che possiedo in lingotti, monete d’oro, pietre preziose, diamanti, gioielli; che soltanto io conosco l’esistenza di tale tesoro, il quale può ammontare press’a poco a due milioni di scudi romani, che egli troverà levando il ventesimo masso a partire dalla piccola cala orientale in linea retta. Nelle grotte sono state praticate due aperture: il tesoro si trova nell’angolo più lontano della seconda. Tale tesoro io glielo lascio e cedo in tutto la proprietà, come a mio unico erede.

Per inciso, Alexandre Dumas non approdò mai a Montecristo, soggiornò all’Elba ed in occasione di una battuta di caccia all’Isola di Pianosa, scorse in lontananza quel molosso di granito, così avvolto dalla nebbia ed irraggiungibile.

Dumas non ne aveva mai sentito parlare, ma chiese informazioni e manifestò il desiderio di visitare l’Isola.

Venne esaudito per metà, in quanto disabitata, Montecristo non garantiva le norme igieniche richieste al tempo, quindi chi vi approdava era poi costretto ad un periodo di quarantena preventiva.

Lo scrittore si accontentò di circumnavigare la zona, osservando scogliere, cale segrete e strapiombi.

Nel corso di quella escursione in barca, vedeva i Natali il Conte di Montecristo.