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Desperate Surfer's Wife

IL VIAGGIO

Avevamo lasciato il parco di Bucegi con un pizzico di rammarico, il paesaggio era così bello che già temevamo di non trovare nulla di altrettanto coinvolgente. La nostra nuova meta era un paesino nel distretto di Brasov, una regione particolarmente montuosa che attrae turisti ed amanti degli sport d’altitudine.

La mia scelta era stata dettata più che altro da un albergo che sembrava molto bello, e dalla vaga sensazione che in quella zona ci fossero avventure interessanti da vivere. Detto tra noi, non avevo le idee molto chiare di dove fossimo diretti, ma la maturità mi ha insegnato che non è tanto importante la destinazione, quanto il viaggio.  E noi ce la stavamo godendo, senza se e senza ma. Superata Brasov e percorsi già una sessantina di chilometri, eravamo quasi certi di essere prossimi alla meta.

Invece la città era ormai lontana, e il GPS ci segnava ancora un paio d’ore di viaggio. Dal paesaggio montano eravamo passati a colline che somigliavano più al Chianti che alla Transilvania.

Emanuele iniziava a guardarmi perplesso, della serie:

  • Dove mi stai portando?
  • Mi manca l’oceano, mi manca il surf…

La sottoscritta era confusa e cercava di distrarlo dal suo scetticismo, elogiando le bellezze dello scenario bucolico che si stagliava davanti a noi. Man mano, le auto diminuivano, i paesini diventavano sempre meno agglomerati urbani e sempre più sparute macchie di colore nel paesaggio giallo grano.

I COLORI DELLA ROMANIA

In Romania le case rurali, anche le più umili, hanno una dignità invidiabile. Quando gli infissi tradiscono molte lune, un intonaco azzurro vivo ed i fiori alla finestra trasmettono un senso di meraviglia e rispetto che difficilmente si dimentica. Non essere ricchi non implica trascurare la bellezza e, anzi.

Quelle casette erano un’esplosione di colore che non potevamo fare a meno di ammirare.

Cammina, cammina, eccoci arrivati a Talisoara.

BENVENUTI A TALISOARA

Se cercherete di guugolare questo paesino, la prima risposta sarà: forse cercavi Timisoara…e con questo vi ho detto tutto.

Eravamo in the middle of nowhere, e l’idea di aver sbagliato a prenotare tre notti in quella landa semi desolata iniziava ad insinuarsi nelle nostre mentalità italo-radical-chic.

Grazie vita, che non finisci mai di sbugiardarci: eravamo approdati nel bel mezzo della Székely Land, una delle enclavi ungheresi presenti in terra Rumena.

Questa etnia dalla lingua incomprensibile, ci riservava molte, meravigliose, sorprese.

Il Castle Hotel Daniel è un luogo accogliente, bello da vedere, pulito da vivere.

UNA FAMIGLIA DALLA LUNGA TRADIZIONE

La sua storia ha origine dalla famiglia Daniel, risalente niente di meno che al 1600 e spicci. La stessa famiglia, originaria della Carinzia, è proprietaria di un’altra magione della zona, il vero e proprio Castello Daniel.

Quest’ultimo non è mai stato restaurato completamente, e per questo motivo conserva tutto il fascino di una lunga storia. Tradizione vuole che, durante la costruzione del Castello lungo la strada principale del villaggio, Mihàly Daniel de Vargyas posizionò una pietra scolpita con il blasone di famiglia, proprio di fronte al vecchio cancello di entrata.

Eravamo nel 1669.

Al termine dei lavori, intorno al 1680, il castello si presentava come la tipica residenza nobiliare transilvana, ricca di decorazioni in legno, architravi e pietra, finemente lavorate. Mi ero anche messa di buzzo buono per raccontarvi, brevemente, la storia di questa gloriosa famiglia, ma nei documenti disponibili c’è tutta una sequela di:

  • chi ha sposato chi
  • chi è diventato cosa
  • chi è morto
  • chi è partito

Insomma, ricordatevi Beautiful, immaginate i personaggi in costumi transilvani d’epoca, cambiate loro i nomi e ci siamo. Posso solo dirvi che Mihàly Daniel, al suo tempo fece un sacco di carriera, ricoprendo diverse cariche pubbliche delle quali risentirono positivamente tutti i componenti della famiglia.  I pro-pro-pronipoti del buon Mihàly sono ancora proprietari degli omonimi palazzi. Albero genealogico con i controfischi.

UN ALBERGO CONFORTEVOLE E BEN ORGANIZZATO

Torniamo a bomba al Castle Hotel Daniel dei giorni nostri: avevamo una camera con mega vasca idromassaggio in legno accanto al letto, un vero lusso a prezzi concorrenziali, rispetto agli standard italiani. Unica pecca, se proprio dobbiamo trovarla? Il menù, che ha poche portate e non cambia. Trovarsi per tre sere consecutive l’ Île flottante come dessert, a fine soggiorno può risultare un pò stucchevole. Però te ne fai presto una ragione, i piatti sono cucinati con amore e si vede, oltretutto, è l’unico ristorante della zona, ingrediente questo che a fine giornata ti rende ogni pietanza una delizia.

COSA FARE A TALISOARA E DINTORNI

L’albergo offre molte attività turistiche e ricreative, la zona è perfetta per lunghe passeggiate in bicicletta o escursioni a cavallo. Oltretutto, ci troviamo in una regione famosa per l’artigianato: vedere all’opera maniscalchi e falegnami sopraffini non è occasione da poco.

Per questo ed altri motivi, visitare Talisoara, Vargyas e dintorni ti da la sensazione di attraversare il tempo, arrivando in un’epoca indefinita e tranquilla.

La prima giornata di esplorazione ci aspettava a braccia aperte, dovevo dimostrare ad Emanuele che la scelta di raggiungere un luogo a prima vista così lontano dagli itinerari usuali, riservava bellezze naturali inusitate!

LE GOLE DI VARGYAS ERANO LA RISPOSTA

125 grotte suddivise in 4 chilometri di cammino.

Quella delle Gole di Vargyas per noi è stata un’esperienza di vita, più che turistica: ci siamo ritrovati nello stesso luogo per due giorni di seguito, e questo inaspettato bis ci ha regalato una grande lezione.

Il primo giorno ci siamo recati, da esploratori diligenti, alla biglietteria di ingresso. Abbiamo chiamato, bussato, aspettato. Tutto taceva e nessuno si presentava a reclamare il giusto compenso per visitare il parco.

Quindi siamo entrati, insieme ad un’altra coppia di turisti anche loro alla ricerca inutile di una biglietteria aperta, abbiamo fatto la nostra escursione e ce ne siamo andati.

Non sapevamo esattamente dove ci stavamo addentrando, c’erano cartelli qui e là che ti spiegavano flora e fauna, che ti indicavano una grotta piuttosto che un’altra. Più che le nozioni su come e dove, ci siamo goduti la passeggiata in mezzo alla natura, la sensazione di leggera follia che dietro ad ogni angolo potesse celarsi un orso in agguato, l’aria umida di foglie e muschio.

Il secondo giorno, non era nostra intenzione entrare di nuovo a visitare le grotte, volevamo soltanto approfittare del prato antistante l’ingresso, per goderci un allegro déjeuner sur l’herbe.

Quindi, non siamo passati per la casetta del custode, abbiamo semplicemente tirato dritto.

CACCIA AGLI INFILTRATI

Però un guardiano stavolta c’era, aveva visto la nostra auto sgattaiolare verso l’entrata del parco e così, ci aveva prontamente – e giustamente – seguiti.

Quando si è fatto avanti per chiederci il pagamento del biglietto, fortunatamente accanto a noi c’erano tre turisti locali, due dei quali parlavano un ottimo inglese.  Abbiamo spiegato l’accaduto e pagato l’ingresso per il giorno precedente, nel frattempo, Pavel – il custode – aveva iniziato a spiegare brevemente la storia delle Gole di Vargyas ai turisti rumeni, che molto gentilmente continuavano a farci da interpreti.

Grazie alla cortesia di un pugno di persone, abbiamo scoperto una storia che somigliava molto alle leggende del Signore degli Anelli. Una serie di altipiani sui quali erano pronti enormi falò, da incendiare in caso di incursione straniera e la cui luce, avvertiva villaggi lontani tra loro dell’imminente pericolo.

LA  VERITÁ DIETRO ALLE GOLE DI VARGYAS

Nei secoli, sono state migliaia le persone a nascondersi in queste gole, trovando rifugio nelle caverne e proteggendosi dal nemico di turno. Molti sono stati i morti, molte le vite salvate.

Quante anime, speranze e paure si siano incrociate tra quei sentieri, possiamo solo immaginarlo: questo dava un sapore nuovo a quei boschi ormai silenziosi.

Finita l’interessante chiacchierata introduttiva, con un sorriso disarmante, Pav si offriva di farci da guida personale, per una seconda (e gratuita) escursione tra le Gole. Saremmo stati noi due turisti italiani ed un custode ungherese di Vargyas-Romania: tre persone che potevano comunicare grazie a sorrisi e sguardi complici, ma che a parole non si sarebbero capiti minimamente!

A malincuore, abbiamo declinato il gentile invito, ma siamo andati comunque insieme a lui, nel quartier generale – nonché biglietteria del parco: quella stessa casetta che il giorno prima era chiusa.

UNO SGUARDO CHE COMUNICA PIÚ DI MILLE PAROLE

Le due ore successive sono state tra le più belle della vacanza.

Grazie a qualche disegno e ad un improvvisato gioco dei mimi, abbiamo comunicato con quest’uomo meraviglioso, i cui occhi tradiscono il segreto di un animo gentile ed appassionato.

Pavel ama il suo lavoro, quei sentieri infiniti, le gole oscure che conosce meglio delle sue tasche.

Pav intaglia il legno, come molti della zona, e lo fa in maniera sopraffina, con un orgoglio leggero e quasi inconsapevole, tale da suscitare meraviglia ed invidia benevola.

Pav un giorno ha incontrato un orso enorme, sono stati li, ad osservarsi per qualche secondo occhi negli occhi, poi ognuno ha continuato per la sua strada.

Pavel non avrebbe più smesso di raccontarci, e noi di ascoltare.

Quando siamo risaliti in macchina per tornare in hotel, avevamo un sorriso infantile stampato sul viso, il paesaggio intorno a noi era più magico che mai: vedevamo la perfezione nelle colline boscose che ci circondavano.