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Desperate Surfer's Wife

  >  Storie DSW   >  Esplora   >  Sinaia ed il Parco di Bucegi

Ci sono voluti nove anni di felici viaggi oceanici, per ottenere una vacanza montana.

Quando condividi la vita con un surfista, non devi mai dare nulla per scontato.

Quello che per ogni altra coppia è normale, per te diventa: non ci sono le onde ma ti prego, facciamolo lo stesso!

Per ottenere dieci giorni in Romania, ho scodellato la classica offerta che non si poteva rifiutare.

FINALLY, UN VIAGGIO SENZA SURF!

In realtà, inizialmente Emanuele aveva anche provato a declinare, con repliche standard del tipo:

  • andiamoci il prossimo anno
  • siamo un pò troppo sotto data
  • a settembre è ancora alta stagione
  • in compenso in Senegal grandi onde e poca gente…

Sono passata a neanche molto velate minacce e frecciatine vittimistico-apocalittiche, ed a quel punto ha capitolato.

Mi dispiace per Emanuele, perché in questo modo ha inaugurato una pericolosa – per lui – abitudine, quella dei viaggi NO_SURF_FRIENDLY. L’esperienza è stata così bella per entrambi, che ora non mi fermerà più nessuno!

Avevamo scelto un itinerario che aveva un punto fermo: allontanarci quanto più da città, caos e stress, alla ricerca di boschi e campagne incontaminate.

Ah, c’era un secondo MUST DO al quale non avrei mai rinunciato: seguire i passi di Vlad Țepeș – alias Dracula – ed avventurarmi tra le sue leggende romanticamente sanguinarie.

TRANSILVANIA ERA LA RISPOSTA…

Una volta atterrati a Bucarest, siamo andati a ritirare l’auto a noleggio che avevamo prenotato online: omaggiamo i luoghi comuni con un bel il buongiorno si vede dal mattino.

La nostra scelta era caduta su Klass Wagen, le recensioni erano di alterne vedute: chi entusiasta, chi eccezionalmente deluso. La media comunque pendeva per un giudizio positivo, e dopo lunghe valutazioni, la scelta era fatta.

Emanuele era in ufficio a sbrigare le formalità di rito ed a stipulare l’assicurazione, che consigliamo sempre di fare in loco, non online tramite intermediari. Io ero seduta fuori, accovacciata sui bagagli, a guardare una signora che, con minuzia chirurgica, puliva i seggiolini per bambini usati nelle auto.

Mezz’ora d’attesa, e lei era ancora li, a lucidare con amore e dedizione.

Finalmente, ecco apparire il mio compagno di vita con l’impiegato di turno, sorridente ed affabile.

Il meglio doveva arrivare: l’auto che ci avevano assegnato.

Una Citroen Cactus nuova di pacca, bianca, con rifiniture rosse fiammanti. Oh my God.

Della serie, volevamo passare inosservati.

Carichiamo armi e bagagli e vengo a sapere che, alla domanda di Emanuele sul tasso di furti d’auto ed affini nella zona, il ragazzo gli aveva risposto che in undici anni, avevano avuto un solo caso.

Piccola digressione: a Roma viviamo accanto ad una caserma dei carabinieri, in una zona molto turistica, e la media di denunce per scasso di automobili a noleggio – in alta stagione –  è tendenzialmente di una al giorno.

BENVENUTI IN ROMANIA

Fuggiamo dal traffico di Bucarest e ci dirigiamo verso nord, destinazione Sinaia.

Il viaggio è breve e scorrevole, solo quando entriamo nella cittadina pedemontana al confine tra Valacchia e Transilvania, il traffico si fa intenso. La zona è turistica, e siamo ancora in alta stagione; non era esattamente la situazione che avevamo sperato, ma il panorama inizia ad essere notevole. Le montagne sono ad un passo da noi, quel rimasuglio di civiltà motorizzata non potrà resistere ancora a lungo.

FORESTE, ORSI, LUPI, VAMPIRI. STIAMO ARRIVANDO

Nel frattempo, la fame si fa sentire. Quindi lasciamo i bagagli in albergo ed andiamo in cerca di cibo. Entriamo in una trattoria frequentata da gente locale, in effetti qui di stranieri se ne vedono veramente pochi. Da subito, capiamo che le zuppe sono la risposta ad ogni dubbio culinario, difficile trovarne di cattive. La trattoria non è che sia proprio un esempio di nouvelle cuisine: che zuppa sia!

Sinaia è altresì definita la Perla dei Carpazi e prende il nome dal monastero omonimo del XVII secolo, il punto di maggiore interesse sarebbe il Castello di Peleș…ma da quando in qua i sottoscritti visitano attrazioni turistiche?!?

Alla sola vista di una minima fila per entrare, tiriamo dritto e ci rivolgiamo altrove. Tanto di spiegazioni relative al suddetto Castello ne troverete ovunque, munitevi di guida tascabile e buona lettura!

Noi siamo nati per l’avventura, il rischio è il nostro pane quotidiano…a proposito di companatico, la zuppa era buona, ma dopo un’ora avevamo più fame di prima. Decidiamo quindi di immergerci nella vera esperienza culinario-antropologica del nostro secolo: la spesa al supermercato. Che tanto il ristorante del nostro albergo Bavarese in terra di Valacchia non è che ci ispirasse poi troppo.

I prezzi sono concorrenziali e la scelta ben assortita: se non sapete dove andare a fare la spesa settimanale, Sinaia ve la consiglio vivamente.

Passeggiando di ritorno in albergo, ci fermiamo ad un mercatino locale, con quattro banchetti real gipsy style: io vengo calamitata immediatamente da quello che espone il numero più alto di cianfrusaglie usate in rame e ferro battuto.

Emanuele, per disperazione, decide di assecondare i miei desideri ed acquistiamo due oggetti: una campanella da mucca ed un apri-bottiglie travestito da chiave. Li paghiamo ad un prezzo inusitato, ma io sono felice e me ne vado scampanellando allegramente, neanche fossi la mucca Carolina!

Cena gourmet – in camera –  stile campeggio, grazie agli acquisti al supermarket.

A LETTO PRESTO, CHE DOMANI L’AVVENTURA PRENDERÁ PIEDE!

La mattina successiva, prima di lasciare Sinaia, decidiamo che almeno il Monastero omonimo merita una nostra visita. Lo spettacolo che ci attende è notevole: una costruzione bianca – che vagamente somiglia all’Overlook Hotel di Shining – alle spalle della quale si stagliano le montagne immacolate.

Il giardino è perfettamente curato, ad ogni finestra troneggiano vasi di fiori rossi, in totale sintonia con il bianco della muratura ed il verde del giardino. Un pony pezzato bruca pigramente nel prato. Un angolo di armonia.

Emanuele si sfoga con il drone, interrompendo il silenzio monastico, ma nessuno fa caso a noi. Nessuno stress, solo un vecchietto che tenta di vendere mazzetti di fiori e lamponi.

Lasciamo la cittadina e ci dirigiamo in alto, verso le Montagne Bucegi e l’omonimo Parco Naturale.

La strada in salita è lunga, man mano che il bosco ci circonda la meraviglia prende piede: la vegetazione è possente, ti acceca con i suoi colori primordiali, verrebbe voglia di non andarsene più.

Arriviamo in una zona di sosta, dove la fanno da padroni gli asini. Perfettamente a loro agio nei panni di padroni di casa, si accostano ad ogni auto, intrufolano i loro musi benevoli alla ricerca di cibo e, al bisogno, qualche carezza. Ci sono diverse macchine di persone in gita come noi, tutti rumeni, tutti sorridenti, pronti a scambiare un’occhiata di goliardica complicità, quando gli sguardi si incrociano.

Facciamo una breve passeggiata, in effetti di percorsi a piedi ce ne sarebbero ed immagino siano meravigliosi, ma in questa fase della mia vita il destino ha deciso che io debba stare quanto più a riposo. Quindi, raggiungo ansimante l’equivalente a piedi di un cavalcavia, e mi siedo a contemplare il panorama. Mi sembra di ondeggiare tra le nuvole.

TUTTO É ORDINATO, SILENZIOSO, PACIFICO

Percorriamo chilometri tra i boschi e le vedute montane, mangiamo panini sulle rive di un lago, rincorriamo i raggi di sole che filtrano tra gli alberi.

Ci imbattiamo in un campeggio che sa di gnomi e fatine, il Camping Zanoaga: una ventina di casette che all’interno riservano due spartani posti letto e poco più. Le zone comuni mettono a disposizione dei clienti i servizi igienici, un barbecue, una cucina con dispensa da condividere. Verrebbe voglia di fermarsi qui per qualche settimana, ad ascoltare i suoni notturni della foresta, naufragare in un cielo colmo di stelle ed a fare amicizia.

Proseguiamo tra verdi praterie, vallate e picchi montani. La giornata corre via veloce e noi abbiamo ancora molta strada da percorrere, dobbiamo muoverci.

La Transilvania ci aspetta…ma questo, è un altro capitolo.