Vi ricordate il vecchio tormentone Turista fai da te…ahiahiahi!? Non so perché, ma nei nostri viaggi questo leitmotiv torna sempre d’attualità. Sicuramente il problema siamo noi, dovrei cominciare a farmene una ragione.
Era più o meno la sesta volta che soggiornavamo a Lanzarote ed ingenuamente credevamo di conoscerla a menadito.
Solitamente, prendevamo in affitto una casa nella zona centrale dell’isola, non lontano dal capoluogo Arrecife, ma a distanza di sicurezza da Puerto del Carmen e Playa Blanca, le località più turistiche: un guazzabuglio di alberghi, locali, ristoranti, take-away, che conservano ben poco dell’anima selvaggia dell’isola. Per intenderci, se andrete a cercare un pacchetto tutto incluso a buon prezzo, i risultati in automatico vi condurranno ad una di queste due cittadine, ed io vi dico, guardate oltre. La zona turistica va bene per una cena o una passeggiata sul lungomare, per tutto il resto, fate una ricerca più approfondita e scoprirete che di case vacanza se ne trovano un pò ovunque, in posti incantevoli.
Ad esempio, per i surfisti che non cercano emozioni mondane, Famara is the answer.
Lanzarote si gira molto comodamente in auto, niente traffico – se non appunto nelle zone maggiormente popolate di Arrecife, Puerto del Carmen o Playa Blanca – le strade sono per lo più panoramiche, spaziose e poco frequentate. Insomma, diciamo che quest’isola è uno di quei rari posti che ci riconcilia con la guida ed i suoi giusti ritmi.Per il nuovo soggiorno, avevamo pensato di spostarci verso la zona nord, defilata e tranquilla, ed anche la mia preferita.
La spiaggia di Orzola, sulla punta nord di Lanzarote, è uno di quei famosi luoghi del cuore, nei quali è quasi inevitabile ricongiungersi con il tutto. Arrivando vi sembrerà una spiaggia come molte altre, ma è l’energia che si respira che vi conquisterà, prendetevi solo il giusto tempo. Fermatevi ad ascoltare lo sciabordio dell’acqua in bassa marea, guardatevi intorno: di fronte a voi, la potenza cristallina dell’oceano, alle vostre spalle, l’imponenza millenaria dei rilievi vulcanici.
BENVENUTI A LANZAROTE
All’epoca della ricerca di una casa, le parole d’ordine erano state le seguenti: Lanzarote – zona nord – villetta con due camere e cucina – vicino alla costa.
Risultato finale di un’approfondita caccia al tesoro telematica: villetta a schiera su due livelli – due camere – salone spazioso con cucina – doppi servizi – piscina condominiale – giardino frontale e cortile interno. Prezzo ottimo.
Località: Charco del Palo, zona nord-orientale dell’isola.
Primi contatti con il proprietario, analisi dei pro ed i contro, conferma, anticipo, bagagli.
PRONTI. PARTENZA. VIA
Arriviamo nella ridente località di Charco del Palo in un torrido tardo pomeriggio di settembre. Il comprensorio abitativo è isolato, circondato da vulcani e scogliere, le case sono tutte curate e nell’inconfondibile stile isolano: bianche mura con persiane verdi o azzurre, un tripudio di cactus, aloe e palme, al sapore di brezza di mare. Soltanto un particolare stona, non si vede anima viva.
Il proprietario della villetta, Chris, con il quale fino al giorno prima era semplicissimo entrare in comunicazione, da quando siamo atterrati ha il telefono staccato.
E noi siamo li, nel bel mezzo di una piazzetta, in un paesino fantasma, dove gli unici suoni arrivano dall’oceano e da qualche persiana insofferente.
Guardo Emanuele con aria perplessa, della serie: ma dove mi hai portata?
E lui recita a memoria una sinfonia che ho sentito più volte: dove ti ho portata?! Non senti che pace, che poesia.
Avevamo perso ogni speranza, quando da lontano due sagome si muovono in nostra direzione.
Io sono miope, quindi li per li riesco solo a distinguere una coppia di ultrasettantenni che si tengono romanticamente la mano e che indossano costumi color carne.
Si avvicinano. Caspita, non è color carne, quella è proprio carne. Ci superano sorridenti nel loro abbigliamento adamitico. Non ho il tempo di richiamare il mio mento ad una più consona posizione, che ecco un’altra coppia dirigersi verso di noi, questa volta sono più giovani, dai…i settanta non li hanno superati, ma ci manca poco e soprattutto, il non-abbigliamento è lo stesso. Il mio mento crolla di nuovo, irrimediabilmente.
Sono sorridenti, salutano caldamente con la mano, noi contraccambiamo. Squilla il telefono, Chris è di nuovo sulla terra, a breve ci raggiungerà per consegnarci le chiavi di casa.
CHARCO DEL PALO, LA META NUDISTA D’ECCEZIONE
Ora, non mi giudicate, io amo tutti! Trovo che il nudismo sia una forma di libertà rispettabile e condivisibile. Il blocco è tutto mio: non sono mai andata oltre un bikini di una taglia più piccola, il mio livello di emancipazione naturista equivale a quello di una catechista timida.
E soprattutto, i genitori di Emanuele ci avrebbero raggiunti da lì ad una settimana. Soggiornare in una località nudista con i tuoi suoceri, equivale a presentarsi ad un colloquio di lavoro in tailleur e pantofole. Quando la mattina esci di casa con il padre di tuo marito, e vieni salutato caldamente da un runner in sneakers, felpetta e gingilli al vento, beh, diventa tutto un po’ complicato. Il tuo sguardo vaga alla ricerca di un’ancora di salvataggio, la tua mente si aggancia al primo luogo comune che gironzolava orfano tra le sinapsi, e tutto ciò che sai dire è: freddino stamattina, eh?
Peccato che faranno già 30 gradi.
Fortunatamente ho suoceri giovani, sportivi e tendenti all’ilarità, qualità non contraccambiata da alcuni vicini di casa, che sono riusciti a lamentarsi con la proprietà, perché io mi presentavo in piscina bardata di due pezzi! Lì ho capito che non ci trovavamo in una comunità di persone più libere ed emancipate, almeno non tutti i presenti interpretavano lo spirito del nudismo per come la vedo io. Si trattava semplicemente di un gruppo di vacanzieri, che indossava un cliché, alla stessa stregua del costume firmato su una spiaggia di Saint Tropez.
Noi eravamo i diversi, e probabilmente destavamo più curiosità di quanto in realtà loro destassero in noi, perché superato lo stupore iniziale, nudi o vestiti, per noi non c’era più differenza: il luogo era incantevole, la casa spaziosa e tranquilla ed il paesaggio veramente mozzafiato.
Charco del Palo è stata la nostra base a Lanzarote per lunghi mesi a distanza di anni, la consiglierei a chiunque. Magari non ci avrei portato mio padre, classe 1915 di nascita e di attitudine, ma non si può avere tutto. Ancora una volta, un inaspettato fuori programmaci aveva fatti naufragare felicemente in un luogo che altrimenti non avremmo mai conosciuto, demolendo uno stupido preconcetto.
Uscire la mattina, dirigersi verso il mare e camminare lungo le scogliere per ore, in una solitudine quasi assoluta ed in totale sicurezza, con o senza costume, perché nessuno è dietro ad uno scoglio in attesa di un turista da spennare o di una donna da molestare. La vera libertà che ho respirato a Charco del Palo è stata questa, e mi auguro che negli anni possa non cambiare mai.