UN PIANO ALTERNATIVO PER IL WEEKEND
Roma. Domenica d’autunno, cosa fare? Accanirsi in spiaggia, per gli ultimi scampoli di sole, oppure scegliere un piano alternativo?
Dove, precisamente? Trastevere, of course.
Si, però…il traffico. E poi, il parcheggio!?
Non corriamo troppo con gli allarmismi ed il catastrofismo. Rimaniamo con i piedi saldamente a terra.
Avete mai pensato all’Orto Botanico? Si, perché all’ombra di un albero monumentale, lo spirito si rinfranca ed i sensi abbassano la guardia.
Lo so, a volte sfidare la pigrizia è un atto di forza, invece a volte sono più le idee a spaventarci, che i fatti.
La nostra visita trasteverina si è svolta con estrema calma e nessun tipo di stress.
Anzi, a fine mattinata, la voglia era quella di attardarsi ancora, tra gli alberi centenari, le fontane ed il chiacchiericcio degli uccelli.
Trastevere in un weekend di fine estate è un colletto bianco che finalmente si allenta la cravatta: tira un grande sospiro e mostra il meglio di sè.
I turisti si aggirano a piedi, accaldati e con il naso all’insù, le auto si diradano, i parcheggi abbondano.
Insomma, la città torna ad essere vivibile, anche se per poche ore.
Torniamo a noi. Obiettivo: Orto botanico di Roma.
Traffico inesistente, salvo nei pressi dell’indaffarata Porta Portese.
Varchi elettronici disattivati.
Arrivo fluido a Largo Cristina di Svezia, ampia disponibilità di parcheggio.
L’ingresso a questo giardino delle meraviglie è aperto praticamente tutti i giorni e costa soltanto 5 €uro – tariffa intera – vi sono, inoltre, una serie di agevolazioni e sconti per numerose categorie. Insomma, una bella esperienza, adatta a tutti i gusti e tutte le tasche.
GLI ORTI BOTANICI, UNA STORIA MILLENARIA
Sebbene gli orti botanici ci attraggano soprattutto per la bellezza esplosiva, la loro origine è remota e fondata su basi di scienza e studio.
Della loro nascita e della profonda conoscenza tramandata nei secoli, dobbiamo ringraziare i monasteri medievali, dove frati volenterosi, dedicavano quotidianamente energia ed intelletto per studiare le piante e le loro proprietà nutritive e curative.
Già nel 529, San Benedetto da Norcia fondò l’Abbazia di Montecassino, nella quale i confratelli dovevano non solo seguire una rigorosa vita monastica, ma dedicarsi all’arte medica, votata soprattutto alla cura ed assistenza dei peregrini.
I monasteri erano appunto meta di pellegrinaggio: un antesignano percorso turistico che si ripeteva nel tempo e nei luoghi, con decine di credenti che potevano prendere un raffreddore, slogarsi una gamba o vattelappesca.
E fu così, che in seno ai monasteri, alcune camere vennero dedicate ai viandanti in difficoltà, con tanto di annesse farmacie a costo zero, i cosiddetti Giardini dei Semplici. Cortili colmi di erbe aromatiche e medicamentose dalle origini popolari, che regalavano sollievo e magari anche una cura definitiva al pellegrino malconcio.
UN PRIMATO TUTTO ITALIANO
Sul record di Orto Botanico più antico al mondo c’è un pò di sana competizione.
ll Giardino della Minerva di Salerno era già Orto dei Semplici nel 1300, e Matteo Silvatico, medico dell’Epoca, soleva dare lezioni agli studenti di Medicina proprio nel parco, mostrando loro proprietà e principi attivi delle varie piante.
A Pisa, nel 1543, fu fondato il primo Orto Botanico universitario al mondo: inizialmente sulle rive dell’Arno, cambiò sede nel 1591. Questo spostamento gli costò, nei secoli, il primato di più antico a favore di Padova, che dal 1545 vanta invece la stessa sede.
Per quanto riguarda Roma, sebbene l’origine del primo Orto Botanico risalga al 1300 – grazie a Papa Nicolò III che ne sviluppò un’idea pionieristica entro le mura vaticane – innumerevoli cambi di sede fanno si che la Capitale scenda drasticamente di posizione in questa bonaria competizione. Dobbiamo arrivare al 1883, per avere una sede definitiva, giunta fino a noi.
Che si tratti di Salerno, Pisa, Padova o Roma, per citarne solo alcuni, ritroviamo un tratto distintivo comune, che riporta alle nobili origini di studio ed approfondimento: tutti gli Orti Botanici fanno capo ad una Università. Quello di Roma è gestito da La Sapienza ed è sede di svariate attività di ricerca.
IL CASO ESISTE, O NO?
Dalle sagge parole di Lao Tse: La vita è una serie di cambiamenti spontanei e naturali.
Che sia epocale o meno, il cambiamento ci apre nuove prospettive.
Nel migliore dei casi, un cambio di veduta ci conduce a possibilità del tutto inaspettate fino ad un attimo prima.
Ma quali sono le chiavi per accedere al cambiamento?
A parte il destino, che ci mette il suo incontrovertibile contributo, spesso azioni che ritenevamo microscopiche rispetto al piano infinito della nostra esistenza, assumono una rilevanza inaspettata.
Questi momenti forse non cambieranno la nostra vita, ma apriranno nuove porte di conoscenza e consapevolezza.
Torniamo di nuovo all’amletico dilemma se rimanere a casa davanti al ventilatore, oppure avventurarsi in una visita pseudo culturale.
Ed eccoci lì, all’ingresso dell’Orto botanico trasteverino, che acquistiamo i biglietti.
In quel momento, l’addetto alla biglietteria ci avverte che a breve ci sarà una visita guidata – gratuita – del giardino.
E così, avevamo un’ora prima dell’incontro con la guida: il tempo giusto per assaporare l’atmosfera magica di un giardino che nei suoi tratti un pò decadenti e romantici, ti risucchia in un’epoca lontana. Alberi mastodontici, specchi d’acqua e ninfee, statue nascoste nella selva.
Una parentesi nella quale seguire i propri ritmi, scadenzati da ciò che attirava i sensi: il profumo aromatico di un fiore, il colore sgargiante di un fogliame, una panchina ombreggiata.
Si, perché quando decidiamo di visitare un luogo ricco di memoria e cultura, ci sono due momenti che non vanno trascurati: l’esperienza emozionale e l’approfondimento nozionistico. Io di solito seguo quest’ordine, perché preferisco concedere all’istinto quel tanto di libertà, senza essere influenzato e distratto dall’intelletto.
UN INCONTRO PER CASO, LA NOSTRA GUIDA
Dopo l’errabonda passeggiata, era giunta l’ora di rientrare nei ranghi e accodarci ad un gruppo.
Seduti nel luogo convenuto ad aspettare che qualcuno si presentasse, ecco un signore dall’aspetto gentile che si avvicinava, riconoscendoci quali potenziali partecipanti alla visita guidata.
– Piacere, sono Claudio e sarò la vostra guida.
Dopo un breve preambolo, mi guarda negli occhi e dice una parola magica, che sembrava smussata appositamente per me: negli ultimi anni mi sono appassionato alla Terapia Forestale, l’aiuto che i malati ricevono attraverso il contatto con la Natura.
In quel momento alcune tessere confuse nella mia testa andavano a mettersi miracolosamente in ordine:
– L’acquisto smisurato di piante.
– Il risveglio mattutino, scadenzato dalla ricognizione del nostro giardino: sorridendo ad ogni nuovo bocciolo e preoccupandomi per ogni foglia ingiallita o sofferente.
– Quel richiamo incondizionato nei confronti del verde ed un’antipatia sempre più evidente verso il cemento e la città.
La mia anima era sofferente, ed istintivamente, sentiva il richiamo della Natura.
A tutti noi è capitato di affrontare un malessere interiore, se non una malattia vera e propria. Il nostro istinto cosa ci consigliava?
Per lo più, di rallentare i ritmi ed ascoltarsi nel profondo. Ma questo ascolto intimo e primordiale non può avvenire certo tra una strombazzata di clacson e una ventata di smog.
Mi auguro siate del mio parere, altrimenti: rispetto – sempre e comunque – per la libertà di pensiero ed azione!
SHINRIN YOKU, OVVERO BAGNO CON IL BOSCO
Al Giappone dobbiamo i primi studi medici relativi agli effetti benefici che il contatto con la Natura ha su corpo e mente.
Già negli Anni ’80 del Novecento – in tempi del tutto non sospetti – proprio tra la popolazione nipponica, si era cominciata a diffondere l’idea di Bagno con il Bosco, cioè, un riavvicinamento alla Natura per sfuggire allo stress cittadino, nel tentativo di mettere un limite ai danni che esso provocava.
Il Dr. Qing Li – Immunologo e Presidente della Società Giapponese di Medicina Forestale – studia il fenomeno su base scientifica, e sostiene che una escursione di tre giorni e due notti in un bosco, possa dare benefici sulla salute e l’umore per un mese intero. In mancanza di tempo, anche solo una passeggiata in un parco cittadino può regalare un benessere inaspettato.
Stiamo parlando della scoperta dell’acqua calda? Non esattamente. La formazione di gruppi di studio e sostegno dedicati a particolari patologie e malesseri, provano scientificamente che i risultati sono tangibili.
Per tornare a Roma: presso il Policlinico Gemelli di Roma esiste il Giardino dei Semplici, dedicato ai pazienti, agli operatori sanitari e a chiunque ne voglia godere.
Già nel 2021, grazie ad una collaborazione tra con la Fondazione Fatebenefratelli e l’Università La Sapienza, si organizzavano percorsi educativi nell’Orto Botanico trasteverino, dedicati alle donne in gravidanza. A giugno ci sono stati incontri dal titolo Appuntamenti in Giardino, e si spera che presto ne vengano organizzati altri.
Nel frattempo, tra i progetti futuri, in calendario ci sono una serie di attività di Giardino Terapeutico, dedicate ai pazienti con disturbi dello spettro autistico, ai malati di Alzheimer e a chi soffre dipendenze.
Quello che posso consigliarvi, a fronte della mia breve esperienza, è di regalarvi una mezza giornata di visita a questo piccolo paradiso cittadino, di chiedere dove sia la Torreya monumentale e di accoccolarvi all’ombra delle sue fronde.
Chiudete gli occhi ed assaporate l’abbraccio di quest’albero centenario e un pò magico, coccolati dal profumo silvestre che difficilmente dimenticherete.
Forse un gesto così semplice ed istintivo, regalerà anche a voi un cambiamento minuscolo, ma necessario.