La passione segreta di Re Carlo III
In Romania, mi sono sempre sentito a casa. Queste le parole introduttive con le quali Carlo III si è rivolto al presidente rumeno Klaus Iohannis, in occasione del suo primo viaggio da Re.
A poche settimane dalla sua incoronazione, infatti, il neo-monarca britannico sceglie come prima trasferta estera, la campagna rumena. Un’abitudine primaverile che il buon vecchio Carlo ha ormai da 25 anni, e che non intende abbandonare neanche ora che sul suo capo troneggia la corona più potente al mondo. Si, certo, un passaggio a Bucharest a salutare il presidente va fatto, ma poi la visita procede in forma strettamente privata, senza regina consorte al seguito, senza fasti e fronzoli.
L’incontro con il Presidente Iohannis è stato un puro gesto di cortesia. Dopo Bucharest, Sua Maestà proseguirà il suo viaggio in Romania nella massima riservatezza. Questo il senso del comunicato pronunciato dall’ambasciatore britannico a Bucharest, Andrew Noble.
Della serie: DO NOT DISTURB HIS MAJESTY…
Ricordi di famiglia
Questa particolare connessione tra Re Carlo e la Romania – Transylvania in particolar modo – risale all’infanzia dell’ex Prince of Whales ed ai ricordi familiari. Senza dover riepilogare un albero genealogico tanto blasonato quanto complicato, ci basti sapere che il compianto Filippo di Edimburgo, era cugino dell’altrettanto ei fu Re Michele ed insieme, da bambini, trascorrevano le vacanze proprio in Romania. Poi ci sarebbe anche da ricordare la Regina Mary, discendente della Famiglia Reale Britannica, ma ci andremmo ad infilare in un ginepraio dal quale difficilmente ne usciremmo incolumi.
Quindi, abbandoniamo le reali parentele e torniamo ad occuparci del nostro caro King Charles III che, salutato il presidente rumeno in fretta e furia ed abbandonata qualsiasi velleità diplomatica, si rifugia nel suo buen retiro rumeno: Viscri.
Io non mi intendo molto di monarchia: per quanto riguarda i reali britannici il mio interesse si esaurisce agli outfit di Kate, però a Viscri sono stata, quindi per una proprietà transitiva un pò stiracchiata, posso azzardare una maccheronica analisi dei gusti di Carlo.
Il fascino discreto della Transilvania
Viscri è un paesino immerso nella campagna transilvana, dove non c’è nulla. Tra poco da vedere e niente da fare, il risultato che si ottiene è straordinariamente inaspettato: Viscri ti conquista per la sua semplicità. Non per niente, è Patrimonio dell’Umanità insieme ad altri sei villaggi transilvani.
Papere che starnazzano sulla via principale, libere e disordinate, puledri a briglia sciolta, nessuna via dello shopping.
Masserie colorate dai profondi cortili, si susseguono su una strada sterrata di ghiaia bianca, movimentata appunto dal via vai di papere, capre e cavalli.
Poche auto, tanti carretti.
Questo villaggio rupestre trova le sue radici nel 1100 – giorno più, giorno meno – ad opera dei Székely – o siculi, anche se non hanno nulla a che fare con la Sicilia – il cui ruolo era difendere i confini sud-orientali dell’allora Regno d’Ungheria. I Székely ungheresi vennero rimpiazzati dopo un secolo o giù di lì dai coloni Sassoni – di origine germanica – che ricoprivano lo stesso compito: quello di difendere i confini dalle invasioni esterne, soprattutto mongole e turche, che flagellarono la regione per secoli.
Benvenuti a Viscri
Ricordo il nostro arrivo a Viscri, non riuscivamo a trovare il B&B che avevamo prenotato, perché in effetti i numeri civici non erano proprio così chiari. E come poteva chiamarsi il posto che avevamo scelto?
Casa Printului de Wales – La Casa del Principe di Galles – indovinate perché?
Ebbene si, Re Carlo III acquistò questa proprietà prima di fare carriera: nello stesso cortile dove a questo link 👉🏻vedete il sovrano appassionarsi con la storia locale, mio marito camminò in t-shirt e costumino, in un’assolata mattinata settembrina di qualche anno fa.
La Casa del Principe vale bene una sosta: attraversando le mura d’ingresso si fa un salto nel passato, il cortile è ampio e tranquillo, colorato dai gerani in fiore, dal verde della piante e dall’azzurro delle mura. Gli interni sono rustici ed un pò vetusti, ma devo dire che qualche ragnatela aumenta ulteriormente il fascino retrò di questa casa rurale, arredata con mobilio ed accessori originali del periodo sassone.
Ogni oggetto ha una storia profonda e te ne senti circondato in ogni istante del soggiorno.
Una notte stellata e misteriosa
Eravamo gli unici ospiti, la governante lasciava la sua postazione nel pomeriggio, e con le prime ombre della sera sembrava che non ci fossimo che noi, sulla faccia della terra. Il silenzio regnava sovrano, giusto qualche animale notturno recriminava con versi sordi il suo posto nelle tenebre, le stelle a migliaia illuminavano un cielo altresì completamente buio. Forse per la troppa tranquillità, non prendevamo sonno.
Nel cortile ogni angolo in penombra sembrava nascondere uno sguardo che ci osservava da lontano, ogni dettaglio trasudava leggende di fantasmi ed echi remoti, ma eravamo in Transylvania – Terra di misteri, quindi lo scopo del viaggio era raggiunto.
Le prime luci dell’alba ci riportavano alla vita, quella dello starnazzare pettegolo delle oche e del profumo di colazione.
Marmellate, salumi, formaggi locali, un buongiorno semplice e saporito. Eravamo pronti ad esplorare Viscri e la sua Chiesa Bianca.
Il centro nevralgico, la chiesa
Per proteggersi dall’andirivieni di invasori, i villaggi sassoni transilvani sorgevano intorno ad una chiesa fortificata, che costituiva l’ultimo baluardo dove difendersi e sopravvivere agli assedi frequenti. La chiesa di Viscri – in origine cattolico-romana, ora luterana – si staglia bianca ed imponente sul panorama per lo più verdeggiante.
Un angelo custode che veglia sul villaggio circostante, costruita sui ruderi di una balistica romana dai Siculi e poi presa in carico dai Sassoni. Nel corso dei secoli è stata oggetto di svariate fortificazioni, tra le quali torri di avvistamento ed un secondo muro di cinta.
Il dolce far niente ed una sorpresa finale
A parte la Chiesa, a Viscri è bello camminare per le stradine rallentando i ritmi, sedendosi al fontanile dove si abbeverano gli animali, senza nulla da fare se non guardarsi intorno ed assaporare la vita rurale.
La mattinata frenetica ci aveva messo appetito…ed un’altra gradita sorpresa ci attendeva: il Viscri 32. In Romania abbiamo avuto il piacere di mangiare molto bene, più di una volta, quindi devo dire che la gastronomia locale ci ha piacevolmente stupiti. L’esperienza al cosiddetto Fienile Bianco è stata uno di quei momenti che ricorderemo a lungo.
Già dall’arredamento capisci che è un locale tirato su con amore: i colori, i mobili, gli accessori, tutto è perfetto, ti verrebbe di fotografare ogni angolo, dimenticando di mangiare!
L’atmosfera era rallegrata da un gruppo che suonava nel cortile circostante, noi mangiavamo dentro perché avevamo prenotato in ritardo – fondamentale la prenotazione, non dimenticatelo – questo non ha tolto fascino alla nostra esperienza gustativa e non.
I piatti sono un’ottima interpretazione di slow food: le ricette tradizionali acquistano nuova verve grazie a reinterpretazioni di pregio e gli ingredienti arrivano da fornitori che non possono superare i 75 km di distanza da Viscri, quindi, prevalentemente dalla campagna circostante. Abbiamo gustato le zuppe squisite, lo stufato tradizionale e ci siamo deliziati con una torta casalinga memorabile. E poi, un pizzico di shopping, l’unico che abbia suscitato il nostro interesse: le piastrelle di argilla tipiche della Sassonia, per portare un pizzico di Transylvania via con noi.
É curioso, quanto la semplicità possa affascinarci, noi così persi nel caos quotidiano. Quando le cose da fare e vedere sono poche, ci si sofferma sui dettagli, sui profumi, sui colori, e tutto sembra amplificato, e tutto sembra più bello e reale.
Posso dire di avere una cosa in comune con Re Carlo III, anche io tornerei volentieri a Viscri ed in Transylvania, una dieci, cento volte.