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Desperate Surfer's Wife

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CARPAZI DA PAURA

Il nostro viaggio in Romania era stato all’insegna del caldo anomalo, cieli blu cobalto e mattinate afose.

Strano a dirlo, ma l’unico tratto di Carpazi che ci si è rivelato nebbioso e plumbeo, è stato quello in prossimità della Fortezza di Poenari, la vera residenza di Vlad III di Valacchia, il cosiddetto Vlad Țepeș – l’Impalatore –  alias, Conte Dracula.

Eravamo a fine vacanza ed avevo riservato quella zona come la ciliegina sulla torta.

 

Le folle solitamente si accalcano in prossimità del Castello di Bran, l’unica fortezza rumena che somigli alla trasposizione draculesca di Bram Stoker. Ma io avevo preferito escluderlo dal nostro itinerario, perché, per quanto bello, poco si addiceva alle fantasie gotiche che avevano da sempre alimentato il mio immaginario di Transylvania, Valacchia, lupi ululanti e pipistrelli sanguinari.

Insomma, il Castello di Bran è meraviglioso, ma troppo colorato e glamour per una dimora vampiresca: io volevo la nebbia, l’abbandono, la decadenza!

E forse, non avevo tutti i torti.

Di tutta la vacanza, quella nella valle del fiume Arges si è rivelata essere la giornata più emozionante, quasi che il Principe della Notte ci avesse tenuto d’occhio, pronto a regalarci un finale mozzafiato.

IL FIUME DELLA PRINCIPESSA

Eravamo in macchina già da qualche ora, attraversando strade tortuose inghiottite dai boschi, di per sé già bellissime, quando un tornante ci rivelava una vallata al tempo stesso magnifica e spettrale.

Ed eccola li, tra la nebbia, la Fortezza si ergeva immersa tra boschi e dirupi, inaccessibile, vetusta e portentosa.

Ai piedi della vallata, un corso d’acqua – affluente del più imponente Arges –  quello che secondo la leggenda custodisce le spoglie mortali della consorte di Vlad, che nel 1462 si lanciò nel vuoto per sfuggire all’assedio nemico.

Da quel momento, il fiume viene chiamato Raul Doamnei – fiume della principessa.

 

UN’ADOLESCENZA BURRASCOSA

Ricostruiamo velocemente la storia del nostro caro, dannato principe.

Secondo la tradizione, Vlad III di Valacchia Hagyak nasce a Sighisoara il 2 novembre del 1431. E qui, iniziano le mie speculazioni pseudo intellettuali da appassionata del gotico. Il due novembre non è soltanto la giornata di commemorazione dei defunti per i cristiani, molti riti pagani si riferiscono alla notte del due novembre come il tempo in cui i morti resuscitano dalle loro tombe, per tornare a visitare le loro abitazioni terrene. Insomma, fate due più due.

Torniamo al nostro piccolo Vlad: secondo di quattro fratelli di una famiglia molto nobile e fedele all’Ordine del Dragone – una confraternita voluta dall’Imperatore Sigismondo per distruggere l’eresia Hussita e cercare di contenere l’offensiva dell’Impero Ottomano, che si faceva pericolosamente strada.

Nei suoi primi anni – apparentemente anche gli unici pacifici – Vlad fu istruito dai migliori precettori, imparando diverse lingue straniere, la geografia, le scienze e l’arte del combattimento.

A soli undici anni, finisce la pacchia.

OSPITI POCO GRADITI  DEL  SULTANO

Vlad viene inviato, insieme ad uno dei fratelli, presso il Sultano Ottomano Murad II.

I due bambini erano stati consegnati nelle fauci del nemico per garantire che Vlad Padre, contrariamente alle regole del suo Ordine, appoggiasse a testa bassa la politica ottomana.

L’esilio dura oltre sei anni, durante i quali i due fratelli vengono iniziati alla fede musulmana, approfondendo anche la conoscenza delle arti belliche.

Quando i ragazzi tornano a casa, scoprono che il padre ed il fratello maggiore sono stati assassinati da casate antagoniste, bramose di subentrare al comando della Valacchia. Insomma, il nostro Vlad sarà pure cresciuto violento e sanguinario, ma diciamo che la sua adolescenza non sia stata proprio da romanzo rosa.

VENTI DI GUERRA E SANGUINOSE VENDETTE

Inizia così il lungo, interminabile periodo di lotta per riconquistare il ruolo del padre, nel quale il nostro eroe vide tra i nemici più accaniti lo stesso fratello minore, che dopo la permanenza ottomana, era diventato grande amico del Sultano, suo fedele sostenitore in ogni battaglia.

Diciamo che in questi lunghi anni di guerre senza regole e di alterne fortune, Vlad affinò una serie di strategie belliche alquanto atroci, tipo quella di impalare i nemici lasciandoli morire lentamente. OMG!

Giusto pochi giorni fa, un nostro amico rumeno ci ha raccontato che ancora oggi, si narra che durante i periodi nel quale Vlad III era al comando, le fontane pubbliche avessero bicchieri d’oro a disposizione del popolo, che poteva utilizzarli per abbeverarsi. Nessuno mai avrebbe immaginato di rubare quel prezioso suppellettile, per paura delle ripercussioni.

IL PRINCIPE MALEDETTO ED IL SUO CASTELLO

Anni fa, lessi un articolo che riportava una delle frasi preferite del principe di Valacchia:

Senza terrore non c’è controllo.

Possiamo dire che la democrazia non era in cima alle sue priorità. Nella tradizione popolare però, questo personaggio fu stimato come strenuo difensore della Romania contro gli invasori.

Nel corso di quegli anni dissennati e violenti, il nostro eroe maledetto, adottò la Fortezza di Poenari – un castello che per decenni era stato abbandonato e totalmente in rovina – come dimora preferita.

Dalle sue alte mura, la moglie si gettò in quel lontano 1462, mentre Vlad trovava la fuga attraverso le montagne circostanti, grazie anche alla popolazione locale.

Con la morte del principe, nel 1476, il castello fu abbandonato definitivamente e cadde in una secolare rovina.

UNA DIMORA IRRAGIUNGIBILE

Ed eccoci qui, noi comuni mortali affascinati dal lato oscuro della forza, arrampicarci per i 1.480 scalini che conducono alla fortezza. Una lunga scalinata circondata dalla nebbia, sorvegliata dagli orsi che vivono all’ombra di quelle foreste, alla stregua di silenziosi guardiani.

In realtà, la sottoscritta se n’è rimasta a valle, con il naso all’insù. Il mio sguardo a volo d’angelo sulla vallata è stato possibile solo grazie al nostro inseparabile drone.

Il mio cuore non avrebbe retto a cotanta fatica, ma lo posso anche accettare: ci sono posti che devono rimanere isolati, quasi intatti, per mantenere quell’aurea di mistero ed inviolabilità.

Essere arrivati fin laggiù, per poi non varcare le larghe mura della fortezza, è stata una piccola sconfitta, ma l’emozione di respirare la bruma di quei luoghi ed accarezzarne l’anima antica, hanno scosso qualcosa di atavico dentro di me. La romantica quanto insensata fantasia che dietro al sanguinario Dracula, ci fosse un uomo profondamente innamorato e tormentato.