WELCOME TO L.A.
In tempi di clausura, sfoglio le gallerie fotografiche dei nostri viaggi passati, immaginando le mete che, incrociando le dita, ci attenderanno nel prossimo futuro.
Molti ricordi dei nostri ultimi vagabondaggi sono legati a Los Angeles, a due amici super ospitali e divertenti ed al fatto che, stranamente, in California Emanuele non abbia ancora mai surfato. Nonostante i sei soggiorni negli ultimi due anni.
Questo è ciò che amo di Los Angeles: i giorni sono dedicati a noi due, una coppia di turisti non ossessionati dalle condizioni meteo/mare, che passano il tempo in passeggiate, amici e shopping.
Devo ammettere che la presenza di Paola e Guy nei nostri soggiorni californiani rende tutto veramente più roseo e divertente.
Visto che ci sono: questa è ufficialmente una dichiarazione d’amore.
Cari amici, vi verremmo a trovare anche se andaste a vivere nel tugurio più deprimente che ci sia. Che in realtà abitiate in California, in una casa accogliente di un quartiere so cool…che il vostro cane Ollie sia adorabile, e che Guy cucini da paura, sono tutti dettagli che vanno in secondo piano.
Solitamente il nostro arrivo è caratterizzato da una serie di bagagli infiniti che emergono miracolosamente dal portabagagli dell’Uber di turno, manco partecipassimo ad un contest del guinness dei primati.
Una volta scaricata la macchina, i colli di vario genere invadono la camera degli ospiti, con alzata di sopracciglio di Guy.
Sono convinta che intimamente lui pensi: ma che diavolo avranno li dentro, visto che Viviana si veste dall’armadio di mia moglie?
DELLA SERIE, VIAGGIAMO LEGGERI
La mia filosofia di bagaglio, quando partiamo per gli Stati Uniti, è: risparmia spazio ora, perché al ritorno avrai una valigia super gonfia. Oltretutto, Paola è molto generosa ed ha un guardaroba da paura. Quindi, pur rimanendo una femmina, cerco di viaggiare leggera. Però, mai sottovalutare la vanità di un surfista/fotografo che camuffa le eccedenze dietro la necessità di viaggiare con attrezzatura al seguito.
Manu è capace di mettere in valigia tre felpe grigie per una settimana in Sicilia ad agosto, con la scusa che le porta per me. Qui l’alzata di sopracciglio è mia.
Un altro classico del bagaglio del surfista in viaggio no surf?
Quattro tomi di 700 pagine cadauno, per poi arrivare a fine vacanza avendo letto soltanto le mappe delle previsioni online meteo/onde all over the world.
Non sia mai si rimanga indietro con l’andamento globale delle swell.
Lo conoscete il vecchio adagio: e se poi mi viene voglia di leggere un libro?
E facciamola arrivare, questa voglia, che poi in qualche modo ci organizzeremo, ma nel frattempo avremo risparmiato 5 kg di eccedenza bagaglio.
Risultato, dopo esattamente sette minuti dal nostro arrivo ad Ollie’s House, la camera, perfettamente in ordine, esplode in un trionfo di oggetti non identificati, calzini, felpe grigie e libroni new age.
JET LAG, MY DEAR
Emanuele sviene sul divano ed io, famelica come sempre, inizio a calcolare quanti minuti manchino all’ora di cena.
Per quanto il volo possa arrivare in ritardo, ci sia traffico, ci si perda in saluti ed abbracci, si faccia esplodere i bagagli in camera, la distanza che ci separa dal pasto successivo è sempre troppa.
La domanda sorge spontanea: che faccio per i prossimi 300 minuti?
La palpebra cala, ma io non cedo, con la ferma convinzione che, se resisterò fino alle nove di sera, sarà uno scherzo agganciare il fuso orario e farsi beffa del jet lag. Risultato: per tutto il soggiorno mi sveglio alle quattro di notte, adrenalinica ed affamata, as usual, per poi cadere nel torpore totale appena gli altri si svegliano e sono pronti per iniziare la giornata.
Di solito, arranco fino all’ora di cena in uno stato catatonico totale, sensazione che però non mi impedisce di mangiare, non sia mai. La cena corrisponde anche al rientro a casa di Paola, alle nostre chiacchiere, ai pettegolezzi ed alle risate, che rosicchiano gli ultimi scampoli della mia energia, ma che sono impagabili.
LA GIORNATA TIPO
Arrivati al secondo giorno, solitamente feriale, Paola scatta a lavoro nella sua eterna aurea so glam, quando io ancora giro per casa scapigliata ed in tuta.
Manu dorme e Guy è già in piedi da tre ore, ha preparato la colazione, portato a spasso Ollie e cucinato lo stufato per la sera.
In tutto questo, è perfettamente vestito, seduto al tavolo in salotto – perché noi giustamente lo abbiamo sfrattato dallo studio – alle prese con conference call da Sidney, che sorseggia pacifico la sua tazza di caffè.
So English, so stylish.
Quando Manu emerge dal suo coma, fa colazione, riprende coscienza del mondo circostante, fa due chiacchiere con Guy, che nel frattempo ha lavato due macchine, lucidato la moto, fatto il bagno ad Ollie…e magari chiuso due contratti con Katmandu.
Con molta calma, arriva il momento di decidere come impiegare la giornata.
Il nostro ineguagliabile ospite inizia ad elencare una serie di mete fuori dai circuiti turistici, lontani dalle ville degli attori famosi e dai tour chiassosi.
Io annuisco diligente di fronte alle sue spiegazioni che non lasciano nulla al caso, e dentro di me ho un unico desiderio: rimpinzarmi di pretzel su Hollywood Boulevard e bere litri di Chai Latte al primo Starbucks che incontro.
Non fate gli snob, lasciatevi conquistare dal fascino diabolico dello shopping in un outlet americano.
Saliamo in macchina, perché il soggiorno include anche l’utilizzo della Smartina di casa, targata Beverly Hills – che io ADORO – ci guardiamo negli occhi e una parola sorge spontanea: CITADEL OUTLETS!
Oltre 100 negozi a rappresentare grandi marche a prezzi concorrenzialissimi, per tutti i gusti.
Veloce digressione, la nostra prima LA corrispondeva anche al battesimo di Emanuele negli Stati Uniti, che non erano esattamente in cima alle sue preferenze di viaggio.
C’è voluta tanta pazienza e perseveranza da parte mia, per convincerlo ad andare in California prima, e a visitare un outlet statunitense, poi. Superate le sue reticenze, è stato tutto in discesa.
È bastata mezz’ora a La Cittadella, per vederlo trasformato in uno shopping addicted. Sempre più carico di sacchetti, vagava da un negozio all’altro, e quando io cercavo di passare oltre davanti ad una vetrina, lui mi guardava interdetto e domandava: che non entriamo a dare un’occhiata?
Se vuoi entriamo, ma è un negozio di capsule da caffè, e noi abbiamo ancora la moca a casa, a ROMA!
Quando l’allievo supera il maestro: quando il marito acquista compulsivamente, più della moglie.
Lo Trovi Qui
TORNANDO A CASA
Torniamo a casa, stremati, verso le sei di sera, carichi di sacchetti e pacchi, con la speranza che Guy sia uscito e che non ci veda entrare in quelle condizioni. Ma lui è li, dritto nel suo portamento invidiabile, che ci accoglie inizialmente con il suo sorriso meraviglioso, e poi con una doppia alzata di sopracciglia.
Della serie: Oh My GOSH, Sono Pazzi Questi Romani!