Top
Image Alt

Desperate Surfer's Wife

  >  In Evidenza   >  SALVARE UNA VITA O VOLTARSI DALL’ ALTRA PARTE. QUESTO É IL DILEMMA

EROI PER CASO

É una bella mattinata estiva, la giornata si prefigura piena di impegni, voi camminate frettolosamente, diretti dove dovete andare.
C’è un tratto di strada da percorrere che costeggia uno strapiombo e vi accorgete che, laddove solitamente troneggia la staccionata, alcuni paletti sono stati divelti.

Aguzzate i cinque sensi ed è proprio in quel momento che un leggero lamento attira la vostra attenzione verso il vuoto.
Guardate oltre la staccionata e due occhi spauriti vi osservano, con un guizzo di speranza.
C’è una persona, la sua vita è appesa alla forza delle sue mani sudate aggrappate ad una radice, i piedi abbarbicati ad una roccia sporgente, che combattono contro la gravità. Con gli ultimi scampoli di energia, le sue labbra si muovono e vi chiedono AIUTO.

Vi guardate intorno, non c’è nessun altro.

La linfa vitale di quello sconosciuto allunga le sue braccia invisibili verso di voi, vi solletica la nuca, risvegliando l’adrenalina assopita e come una miracolosa kryptonite, vi trasforma nel Superman che non sapevate di essere.
Senza porvi domande, con un braccio vi tenete forte ad uno dei paletti ancorati alla roccia, allungate l’altro verso il vuoto ed eccole li ad attendervi, dita infreddolite e tremanti che ritrovano speranza e vigorosamente si avvinghiano al vostro polso.

I vestiti si sporcano, qualcosa si strappa, i muscoli sono tesi e probabilmente domani sarete tutto indolenzito. Farete tardi agli appuntamenti. Qualcuno si sentirà offeso, e magari quel colloquio di lavoro non andrà a buon fine, a causa della vostra mancanza.

In quel momento, tutti i SE ed i MA svaniscono, il tempo e la razionalità si cristallizzano in un unico scopo: salvare quella vita.

Non importa chi ci sia oltre quella mano, non importano le conseguenze. Tutto si risolverà. Ora la priorità è un’altra: essere forte per due.

I muscoli si tendono ancora di più, ma grazie al vostro aiuto quello sconosciuto riesce ad avere una presa più decisa ed inizia la sua risalita verso la vita.

Dopo qualche minuto spasmodico, i suoi piedi sono di nuovo sulla terra salda, lo strapiombo è alle spalle. Vi abbracciate. Ce l’avete fatta, in due.

Chi salva una vita, salva il mondo. Chi salva una vita, in qualche modo, salva anche se stesso.

CHI SI FA GLI AFFARI SUOI…

Ogni istante della nostra esistenza, facciamo delle scelte.

Anche nelle giornate più oziose, quando ci rintaniamo in casa e fuori piove, i minuti sono cadenzati dal: faccio questo o faccio quello?
Leggo un libro o guardo un film? Doccia o vasca? Panino o pizza?

A volte, le nostre decisioni non interessano minimamente all’ordine universale, altre volte incidono in maniera più efficace!

Quindi, per rispettare la libertà sovrana e la legge dello sliding-doors, torniamo alla vostra camminata lungo la strada panoramica ed ipotizziamo un altro scenario.

La staccionata è sempre divelta, voi ugualmente vi allungate a guardare cosa sia successo. C’è la stessa persona che è scivolata e chiede AIUTO.

Una serie di pensieri sopraggiungono sgomitando.
– Per trovarsi in una situazione così pericolosa, sarà stato incauto. Colpa sua, io non c’entro.
– Sono già in ritardo, quel colloquio è troppo importante.
– Se ha resistito fino adesso, potrà farlo ancora per qualche minuto. Chiederò aiuto giù in paese e qualcun altro se ne occuperà.
– Posso rischiare eventuali conseguenze, per uno sconosciuto?

Trasformarsi nel Principe Giovan Maria Catalan Belmonte dei Nuovi Mostri non è mai stato più semplice:
Mi dispiace caro, ma è giunto il momento di salutarci. Sono certo che lei comprenderà l’importanza inderogabile del mio rendez-vous.

Girate i tacchi e salutate cordialmente, con la promessa di avvertire chi di dovere. Del resto, non siete tenuti a rischiare nulla, per uno sconosciuto.

UN LAVORO DI SQUADRA

Tra i due ipotetici scenari, in uno troneggia l’eroe senza macchia e nell’altro un meschinello egoista.
Ma qui, succede l’inaspettato: arriva l’aiuto da casa!
La soluzione ideale c’è e non è mai stata più semplice. Del resto, a chi non piacerebbe essere un eroe, senza l’incognita del cadere nel dirupo?

Si, perché se alla scena iniziale – quella del salvataggio impavido – aggiungiamo, paradossalmente, una troupe di professionisti a monitorare il miglior esito dell’operazione, tutto appare più semplice.

Cavi di sicurezza a proteggervi da qualsiasi scivolone nel vuoto.

Equipe medica che controlli battiti cardiaci ed eventuali scompensi.

Mettiamoci anche un assistente pignolo che tampona il sudore della vostra fronte e vi allunga una bibita energetica, con tanto di cannuccia biodegradabile.
A voi rimarrebbero una percentuale di fatica, i vestiti sdruciti e l’onore della gloria. Diciamo, un novello Ethan Hunt – insostituibile eroe senza controfigure – con una troupe di esperti al seguito.

Che ne dite, ne varrebbe la pena?

Non so se ci avete fatto caso, ma in questi tre scenari, c’è qualcosa, qualcuno, che non è mai variato: la vittima, in bilico tra la vita e la morte.

Che voi siate Superman, il pavido Principe Giovan Maria o l’intramontabile Tom Cruise di Mission: Impossible, dall’altra parte della staccionata ci sarà comunque qualcuno che senza il vostro aiuto morirà.

FICTION VS REALITY

Aspettare un donatore di cellule staminali, significa proprio barcamenarsi, in bilico su uno strapiombo. Circondato da persone che ipoteticamente potrebbero aiutarti, ma che vanno oltre e pensano alla loro di vita, incoscienti del pericolo che corri, convinte che ci sia sempre qualcun altro a tenderti la mano.

Sappiamo bene, però, che ogni mano è diversa ed unica, figuriamoci quando parliamo di cellule staminali emopoietiche.
Già dal nome, possiamo immaginare la complessità del terreno nel quale ci stiamo avventurando, il miracolo che avviene, quando un malato trova il donatore perfetto per lui.

Ogni anno, SOLO in Italia, 1.800 persone afflitte da malattie ematologiche, sono alla ricerca di un donatore compatibile e solo 1 persona su 100.000 è quella giusta, quella che può dar loro una speranza di guarigione.

Al mio primo colloquio con il reparto trapianti, il medico molto sinceramente specificò che, durante il lungo periodo pre e post trapianto, la battaglia è solo del malato.
– Noi potremo aiutarti a limitare i sintomi, a controllare gli effetti avversi, ma sarà il tuo corpo a dover vincere la guerra.

In questa guerra, il donatore ti allunga una mano tutta speciale, concedendoti le sue cellul-armi, possibilmente ben affilate e combattive. Poi la porta si chiude e tu rimani solo a combattere contro draghi dalle unghie avvelenate. Al di là della porta ci sono loro, i medici – che disinfettano le tue ferite – e le persone che ami, che da lontano tifano per te.

Quando ti illustrano dettagliatamente in cosa consiste un trapianto di cellule staminali, i medici credono di poterti spaventare, non per dissuaderti, semplicemente perché è loro dovere parlare chiaro.

In realtà a te malato, non interessa nulla dei famosi SE e MA. Il tuo unico desiderio è quello di poterci arrivare al trapianto, nelle migliori condizioni e soprattutto, con un donatore compatibile.

E poi, tornato a casa, inizi a pensare e si affacciano inevitabilmente una caterva di SE:
– Si, magari il donatore ideale si trova…
E se poi dovesse tirarsi indietro?

Se dovesse cambiare idea all’ultimo momento?

Sarà consapevole che solo lui – e NESSUN ALTRO AL MONDO – può salvarmi la vita?

LA SPERANZA DI UN LIETO FINE

Ma anche qui, facciamo un passo indietro.
Trovare un donatore compatibile è un miracolo di per sé, ed i miracoli, sono rari.

La sottoscritta è in attesa che se ne trovi uno, quello perfettissimo, che possa darmi speranza.
Ho ancora qualche mese per poter sognare che il mio personale ed insostituibile eroe, si iscriva alla banca mondiale dei donatori. Ne hanno già scandagliati 41 milioni, senza grande successo, perché la mia cellula gemella al 100% non si è trovata.

Regalate una speranza ai malati come me. Almeno provateci.

Contattate ADMO – Associazione Donatori Midollo Osseo – sfatate i miti raccapriccianti di una donazione truculenta e dolorosa, protagonista di improbabili leggende metropolitane.  Siate cittadini informati, consapevoli che offrire le proprie cellule staminali – nove volte su dieci – equivale ad una donazione di sangue.
Allungate quella famosa mano oltre la staccionata, sicuri che accanto a voi ci saranno persone competenti e disponibili, la cui principale premura è: salvare vite e salvaguardare i donatori.

Non lo fate per Viviana.

Fatelo per l’umanità intera – quel caotico turbinio di genti indistinte e distanti – che in realtà sono persone che vivono, amano e sognano, proprio come voi.

Fatelo perché è giusto.

Fatelo nella speranza sincera che, una volta iscritti al registro mondiale dei donatori di midollo osseo, un giorno qualcuno vi contatterà per dirvi che potete effettivamente aiutare un malato terminale, perché siete risultati compatibili.

Quello, potrebbe essere il momento più bello della vostra vita.