Questa storia inizia in Germania. Ulrike e Jonas sono una coppia di Amburgo, due persone di successo che apparentemente hanno tutto, ma che sotto sotto vorrebbero dare una svolta alla loro vita. Quel qualcosa che va oltre alla carriera ed alle comodità del quotidiano cittadino.
UNA VACANZA ILLUMINANTE
Un giorno la coppia decide di fare un viaggio in Romania. In vacanza, raggiungono Klaus, il papà di Jonas che si trova in Transilvania per un progetto a sfondo sociale. Caso vuole che si ritrovino a Cund, un villaggio sperduto con pochissimi abitanti, ma dove la vita è semplice ed inaspettatamente autentica. È in questo momento che il viaggio di Jonas ed Ulrike inizia veramente.
Ricaricata di nuova energia, la coppia prende coraggio, chiude baracca e burattini in Germania e si stabilisce in Transilvania, in quella Cund che in molti prima di loro avevano abbandonato per mancanza di prospettive. Ironia della sorte, la popolazione volava via da quella zona, perché era inconsapevole di come la ricchezza paesaggistica e storica di Cund potesse essere trasformata in valore aggiunto, lavoro ed opportunità per tutti.
UN SOGNO CHE DIVENTA REALTÁ
Grazie alla buona onda di Jonas ed Ulrike, il villaggio riprende vita. Chi era rimasto perché senza alternative, trova un’occupazione. Chi se n’era andato, fa ritorno con la speranza di un futuro più luminoso. Nasce Valea Verde, una sorta di albergo diffuso nel quale tutti gli abitanti e parte degli spazi abitativi, vengono impiegati in un progetto che va oltre l’ospitalità ed il turismo.
Valea Verde si fonda sull’ottimismo e la condivisione, sul rispetto per il territorio e la salvaguardia delle tradizioni. Un turismo che non tende ad uniformare, ma che anzi enfatizza le peculiarità del luogo, proteggendo ciò che di bello ed unico risiede nella cultura del suo popolo. Come per ogni albergo diffuso, l’incipit di Valea Verde è: perché continuare a costruire, quando ci sono tanti alloggi disabitati?
Grazie ad un’opera paziente ed infinita, i vecchi casolari di Cund man mano riprendono vita, trasformandosi in strutture ricettive.
A distanza di anni rispetto alla prima trasferta di Jonas ed Ulrike, noi siamo approdati in questo villaggio in un caldo pomeriggio di settembre.
Avevamo guidato a lungo ed anche questa volta le città avevano man mano lasciato spazio ad urbanizzazioni sempre più timide, fin quasi a scomparire del tutto.
Ogni tanto incrociavamo qualcuno ai bordi della strada: un vecchietto su una panchina improvvisata, due bambini che ci prendevano in giro bonariamente, perché i turisti hanno sempre quell’atteggiamento un pò ingenuotto, che suscita ilarità.
Soprattutto quando sfrecciano su una Citroen C3 bianca, con rifiniture rosse fiammanti: non era nostra intenzione, lo assicuro, scherzi di un autonoleggio troppo solerte.
BENVENUTI A CUND, ALIAS VALEA VERDE
Non sapevamo esattamente cosa attenderci, dopo tutti quei chilometri, ma ormai eravamo abituati alle belle sorprese rumene. Di una cosa questa volta ero più che certa: le recensioni riguardanti il ristorante erano a dir poco entusiasmanti, quindi probabilmente avevamo fatto la scelta giusta.
Ad attenderci Nikolas, un ragazzo sotto i trent’anni, l’uomo di fiducia di Jonas ed Ulrike, assenti per qualche giorno. Dai suoi modi gentili e spontanei, dalla parlata spigliata e dalla professionalità che comunica, capisci subito che farà molta strada. È appassionato di vini e di vita, una di quelle persone curiose ed informate su tutto, con le quali chiacchieri volentieri e che ti perdi ad ascoltare. L’ospite perfetto.
Nikolas ci mostra il nucleo centrale di Valea Verde, quello con le aree comuni: il laghetto artificiale, il giardino estremamente accogliente e curato, il famigerato ristorante! Qui ci sono anche parte delle casette dedicate agli ospiti, quelle più lussuose e comode.
Come ogni albergo diffuso che si rispetti, tutta Cund offre stanze per i turisti. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche.
Il nostro anfitrione ci offre un drink di benvenuto, poi ci accompagna al nostro alloggio, che si trova in uno degli antichi poderi ristrutturati del villaggio.
DORMIRE IN UNA STALLA RECUPERATA
Alloggeremo proprio accanto alla casa di Jonas ed Ulrike ed alle stalle, occupate ancora dai cavalli. La stanza è spaziosa ma un pochino buia, e molto spartana… del resto ci troviamo in un ambiente recuperato. Probabilmente fino a poco tempo fa, al posto del nostro letto c’erano balle di fieno dove oziavano asini e cavalli.
Tutto è molto rustico e rassicurante, le porte rimangono aperte, l’auto si parcheggia e non si riprende per tutto il soggiorno, i ritmi sono lenti e confortevoli.
Giusto il tempo di disfare i bagagli, prendere confidenza con l’ambiente ed il wifi…ed è subito sera.
Con il calare delle tenebre, c’erano due urgenze da soddisfare: il derby Roma-Lazio per mio marito, la cena per me.
Eccoci di nuovo nei pressi del ristorante, bisognosi di assistenza: ed ecco immediatamente Nikolas che accorre in nostro aiuto.
Ci sediamo all’aperto, posizioniamo il computer e sintonizziamo la telecronaca calcistica, si preannuncia una serata romantica coi fiocchi.
UN’AVVENTURA GASTRONOMICA DAI RISVOLTI INASPETTATI
Nel frattempo, arriva qualche amuse-bouche caldo ed un buon bicchiere di vino, perché non si vive di solo calcio. Pian piano il ristorante si popola di signore eleganti ed accompagnatori distinti, a dispetto del luogo remoto e campestre.
Inizio a pensare che forse avrei dovuto cambiarmi per la cena, ma indossare i tacchi quando sei seduto in un angolo a tifare Forza Roma, poteva apparire pretenzioso. Gli amuse-bouche terminano, come anche la partita.
A quel punto, mio marito si ricorda che non avevamo pranzato e che forse gli stuzzichini, per quanto buoni, potevano non essere sufficienti.
Alziamo lo sguardo e c’è il fedele Nikolas che ci chiede gentilmente se vogliamo accomodarci al ristorante
Ci fa strada tra i tavoli ed io spero vivamente che non tutti gli astanti abbiano notato il nostro atteggiamento pro-calcio delle due ore precedenti.
Mi do un tono, recupero la mia attitudine urban-chic e delicatamente mi accomodo al nostro tavolo.
L’OFFERTA GOURMET A VALEA VERDE
I menù al Valea Verde sono fissi, ma non immaginate una mensa aziendale: le portate sono sette, ognuna della quale accompagnata fedelmente da un vino, selezionato con professionalità ed amore.
Il pane è tiepido, home-made ed appena sfornato, sul tavolo ad attenderti ci sono tre tipi di burro aromatizzato ed un flûte di bollicine.
Ti accomodi, brindi alla vita e ti lasci sedurre dalla sinfonia di una cucina accurata, passionale, mai scontata.
Man mano che le portate si avvicendano, mi rendo conto che quella cena avrebbe meritato il mio vestito migliore, una messa in piega ed un tacco dodici.
Ora capisco perché le altre signore avevano dedicato outfit tanto ricercati alla serata.
QUELLE CENE CHE VORRESTI NON FINISSERO MAI
Gli ingredienti sono rigorosamente biologici e del territorio, la selezione dei vini degna di un ristorante stellato, ed il sapore delle portate sopraffino.
Ti chiedi quale sommo chef abbiano arruolato, e da dove, per organizzare una cucina di così alto livello, e vieni a scoprire che dietro ai fornelli c’è solitamente Jonas – ma non oggi – ed una cuoca locale, istruita da lui. Un applauso sincero ed un inchino di reverenza.
La cena scorre veloce, vorresti che le lancette rallentassero il ritmo, perché tutto ti appare talmente perfetto che gradiresti fermarti così, per qualche secolo.
Chi, come me, non è un bevitore abituale e si ferma al secondo assaggio di vino, ha la lucidità di vedere gli altri clienti – tuo marito incluso – sorseggiare i calici che si avvicendano con estasiata allegria, abbandonare il contegno cittadino ed assumere un’aria di beota felicità.
Dopo una serata così, la prima notte non poteva che trascorrere all’insegna del sonno profondo e del riposo rigeneratore, in attesa del prossimo pasto.
WHAT TO DO A CUND
Il giorno successivo avevamo in mente grandi programmi, gite di qua, escursioni di là.
In realtà, dopo una colazione abbondante e meritevole di altrettanti complimenti allo chef, una volta accomodati in giardino su un confortevole lettino, decidevamo che potevamo anche prenderci un giorno di relax, arrivando riposati e carichi alla cena, e buonanotte ai suonatori!
Per chi, a differenza dei sottoscritti, non riesce ad oziare per 24 ore consecutive, Cund offre un’ampia scelta di attività.
Birdwatching, caccia al tartufo, trekking, passeggiate a cavallo, percorsi in mountain bike.
Per i viaggiatori giustamente curiosi e per chi non volesse sentirsi troppo in colpa prima o dopo le cene pantagrueliche, i modi per conoscere qualcosa di nuovo o consumare le calorie in esubero, sono molteplici e divertenti.
ALLA SCOPERTA DELLE TRADIZIONI LOCALI
Per coloro invece che amano i gusti genuini e vogliono conoscere le tradizioni locali, la scelta giusta è quella di seguire uno dei workshop di Istvan Varga; tra i più importanti produttori di formaggio artigianale di tutta la Romania.
La famiglia di Istvan è di origini ungheresi, come molte nella zona, e tradizione vuole che le mucche di casa Varga, siano alimentate con la migliore erba e bacche selvatiche straordinarie che crescono sulle verdi colline di Cund.
Vi immaginate la bontà del latte? Grazie ad Istvan, scoprirete qualche segreto della magica arte casearia rumeno-ungherese, assaggerete deliziose primizie e vi porterete a casa un regalo gourmet.
UN APERITIVO DI ALTRI TEMPI
Quando poi la giornata volge al termine, e manca poco al tramonto, un appuntamento da non perdere è la passeggiata in carrozza d’epoca, su per le colline transilvane. Direte voi, roba da turisti. Forse si, però, posso confessarvi una cosa?
Quando a Roma mi capita di incrociare una coppia di stranieri, che si lascia scorrazzare su un calesse per le strade del centro, un pò mi fanno tenerezza, un pò li invidio.
Ammiro affettuosamente l’emozione che provano: trovarsi in una città sconosciuta, al cospetto di tanta bellezza, su un mezzo di trasporto ormai desueto.
Per le colline di Cund, eravamo noi due, Olaf il cocchiere, ed i cavalli. Dopo qualche minuto di tentata conversazione con Olaf, nella quale lui era partito in quarta, incoraggiato dalla sottoscritta che aveva ammesso di conoscere i rudimenti del tedesco.
In realtà, ricordo a malapena venti vocaboli e tre verbi. Naufragato anche l’ultimo scambio – totalmente incompreso – di battute, era calato il silenzio: solo rumore di zoccoli sul selciato e vento tra le fronde.
Mezz’ora di percorso immacolato e poi la meta, una piccola vallata, una baita su palafitte, e Nikolas ad attenderci con gli inseparabili flûte.
Il crepuscolo era alle porte e non c’era posto migliore per godersi il gioco di luci ed ombre, il susseguirsi di colori accecanti e la quiete irreale. Alziamo i calici, ci sorridiamo ed ancora una volta brindiamo alla transitoria unicità della vita.