Miti, leggende e storie arcane sono il mio pane quotidiano.
Gli ingredienti immancabili nelle mie fantasie gotiche?
Un fantasma, un amore infelice e possibilmente, una polverosa magione a picco sul mare.
Partendo da questo presupposto, l’Irlanda è il mio Paese d’elezione. Tra fatine dei boschi, leprocauni, cavalieri senza testa, vecchi castelli e così via, in viaggio nell’Isola di Smeraldo, mi sono sentita come una bambina alle giostre. Affascinata, curiosa, emozionata.
Il folklore irlandese si perde nelle nebbie dei secoli: dalle tradizioni celtiche tramandate oralmente, fino agli scrivani cristiani, che usarono carta e calamaio per fissare e rendere immortali cotante fantasmagoriche storie. Per lo più, lo fecero stagliuzzando qui e là, ricamando ed adattando i contenuti ai canoni religiosi vigenti; però, diamo loro il merito di aver traghettato fino a noi qualcosa che altrimenti sarebbe sparito per sempre.
ALLA RICERCA DEL FANTASMA PERDUTO
La mitologia celtica è articolata e popolata di personaggi, tanto quanto quella greca.
Muovendo i primi passi in questo caleidoscopico universo, ho imparato a dare maggiore peso ai ruderi – o apparentemente tali – che incrociavamo durante il nostro viaggio irlandese on the road. Nonostante le apparenze dismesse, molto luoghi nascondevano una leggenda tutta loro, ed acquisivano così, un fascino inaspettato ed irresistibile.
Mio marito ed io eravamo in quei giorni nella Contea di Clare, con due scopi diversi: lui trovare delle onde da surfare e la sottoscritta, castelli da esorcizzare.
Di onde ce ne sono state, ma non così tante.
Di castelli, pochi e malmessi. Ma il mio spirito da esploratrice dell’ignoto non poteva arrendersi al primo ostacolo. Del resto, con un marito surfista è quasi impossibile programmare un itinerario del gotico; per lo più, si fa avanti e indietro sulla costa, in balia delle previsioni meteo e delle maree.
UN CASTELLO INASPETTATO
Stava a me trovare una leggenda che andasse d’accordo con tavole da surf, spiagge e ritagli di tempo.
Fortunatamente, come dicevamo, in Irlanda la sorpresa mistica è sempre dietro l’angolo o – in questo caso – lungo la costa: i miei sogni finalmente si realizzavano nella forma di un castello abbandonato.
Detto tra noi, la costruzione era:
– mezza-tutta diroccata
– senza un grandissimo appeal
– praticamente impossibile da raggiungere
Però, se stiamo anche a sottilizzare sul design del Castello, qui non la finiamo più.
DOONBEG
Stiamo parlando delle colline di sabbia di Doonbeg: un paesaggio oceanico meraviglioso, dove fanno bella mostra campi da golf infiniti, ed in mezzo a queste distese d’erba immacolata, buche e bandierine, eccolo li, l’obiettivo della nostra spedizione.
Una casa dei fantasmi vista surf spot sarebbe stata troppo facile; considerando che le nostre attitudini sportive sono quanto di più lontane dal golf, raggiungere il castello per noi rimaneva una chimera inarrivabile.
L’unica immagine del castello che troverete su questo articolo è stata scattate in lontananza, nel giardino di una villetta. Il mio giornalismo verità non si ferma davanti alla proprietà privata, l’informazione prima di tutto 🙂
Più che un Castello come siamo abituati ad immaginarcelo, vi sembrerà una torre pericolante, eppure tra queste mura risalenti al XVI Secolo, vissero persone VIVE fino agli Anni Trenta.
CHI SI ACCONTENTA, GODE
In cuor mio, sono convinta che un modo per raggiungere il castello ci sarà stato, ma a mia disposizione avevo dieci minuti tra un cambio spot e l’altro. Il tempo non era dalla mia parte, diciamo così.
Ora, vi starete chiedendo: tutto questo preambolo per la foto sgranata di un castello distrutto?
E qui casca l’asino! Al di là delle apparenze, tra quelle mura cadenti si cela una leggenda, quella di Donn – Signore della Morte – che del Castello avrebbe fatto la sua residenza. Luci misteriose nella notte, spettrali cavalli bianchi e tenebrosi ectoplasmi, sono prove “tangibili” della presenza ultraterrena, fino al punto che di notte, gli abitanti del posto si tengono alla larga dalla zona.
IL DIO A CAVALLO DI UN BIANCO CAVALLO
Le origini di Donn si perdono nella mitologia celtica, e teorie contrastanti ne rendono la genesi complicata da definire. Però, tutti sono d’accordo nell’affermare che sia lui il triste mietitore che chiama a sé le anime per il commiato finale. Le sue apparizioni sono mutevoli ma facilmente riconoscibili: a cavallo di un destriero bianco sfrecciando nel cielo plumbeo dell’imbrunire. Altre volte prende la forma di un cervo o di un enorme toro inferocito.
Ed è proprio quando il giorno lascia il passo alle tenebre, le ombre si allungano e la marea cambia, che sulle lunghe spiagge di Doonbeg, si aprono le porte di un mondo parallelo, quello in bilico tra la vita e l’aldilà. Il passaggio si apre per le anime inquiete che si avviano silenziosamente verso la residenza del loro Re, per omaggiarlo solennemente: il Castello di Donn.
IL LAVORO É LAVORO
Ma questo Signore delle Ombre è davvero tanto spaventoso e sanguinario?!
In realtà, no, è un bonaccione che fa solo il suo dovere. Un lavoro sporco, ma che qualcuno deve pur fare.
È un cavaliere dalla faccia scura, che conosce la triste verità: anche le anime più solari e vitali, alla fine lo raggiungeranno.
Lui attende pazientemente che il momento arrivi, senza provare alcuna gioia nell’attesa. Sa che a volte, il suo tocco mortale appare come un atto di grazia: per coloro che soffrono indicibilmente o per chi, ormai vecchio, vuole soltanto riabbracciare i suoi cari estinti.