AVVERTENZE SPECIALI
ATTENZIONE: questo articolo potrebbe creare dipendenza. Leggerlo con cautela e lontano dai pasti.
Quando si programma un viaggio in Irlanda, il focus principale non è la gastronomia. Insomma, da italiani pastasciuttari, pensiamo che i pasti durante una vacanza irlandese saranno un susseguirsi dignitoso ma un pò noioso di fish&chips, chicken e pudding. Grandissimo errore.
Ogni tappa del nostro viaggio è stata contrassegnata da un’esperienza culinaria colorata, divertente, saporitissima.
GREYSTONES, DUBLINO
Arrivati a tarda sera a casa del nostro amico Andrea, scoprivamo che ad aspettarci c’era un piatto fumante di pasta al forno, rigorosamente homemade da Silvia.
Avete presente la goduria del profumo di pomodoro e parmigiano, che si diffonde nel silenzio della casa addormentata? Un ricordo che avevo accantonato: il rientro dalla discoteca all’alba e la fame atavica.
Benvenuti in Irlanda.
PREMESSA: durante questo viaggio ho capito due cose e mezzo.
- PRIMA COSA – Se in Irlanda ti fai prendere dalla fame e ti fermi al primo pub – a parte coincidenze astrali particolarmente favorevoli – ti ritroverai a sgranocchiare alette di pollo unte e patatine.
- SECONDA COSA – Qui, per fortuna, il passaparola funziona alla perfezione. Basta chiedere consiglio e tutti si prodigheranno per darti la migliore dritta possibile.
- MEZZA COSA – Questa è scontata, quindi vale meno.
Nei paesi anglosassoni si mangia PRESTO! Se vi ricordate di avere fame dopo le otto di sera – soprattutto in provincia – non troverete manco le ali di pollo bisunte e le patatine.
CASTELGREGORY, DINGLE PENINSULA
Il nostro programma di viaggio prevedeva un lungo trasferimento by bus da Dublino alla Contea di Kerry.
Per la precisione, dovevamo arrivare fino a Tralee per poi intraprendere una nuova esperienza: viaggio in Furgo alla ricerca delle onde.
La novità riguardava solo la Furgo by WildWay Campers, of course. Per quanto riguarda la ricerca delle onde, sappiamo bene che è una costante dei nostri pellegrinaggi surfistici.
Appena ritirato il magnifico camperino, mi informavo dove si potesse trascorrere la notte confortevolmente, sotto un tetto di solidi mattoni.
Non fraintendetemi! La nostro Furgo era veramente super equipaggiata e confortevole, ma l’accordo pre-viaggio – era che alternassimo due notti in camper ed una in albergo o simili. Ed io, giustamente, avevo deciso di giocarmi subito il Jolly, per una doccia comoda dopo 6 ore di pullman.
UNA CASA SULL’OCEANO
E fu così, grazie al sentito dire, che approdammo a The Shores Country House sulle bianche e chilometriche spiagge di Castlegregory.
Era rimasta solo una camera, con letti singoli. In compenso, ad attenderci c’erano una fetta di torta appena sfornata, una stanza super cosy ed un caldo benvenuto. E questo era solo l’inizio. Ci avevano detto che le colazioni di Annette erano memorabili, ma non avevamo capito quanto.
La mattina, entri in una saletta finemente arredata: i tavoli sono confortevoli, i fiori freschi e profumati, le porcellane ricercate. Ti accomodi ed una signora gentile ti chiede se preferisci la variante dolce o salata. Io dolce, Emanuele salato.
Ed ecco che comincia la sfilata di pietanze che Annette sforna ogni mattina, senza soluzione di continuità.
Lei, umilmente ti confessa: I always bake, I love it! E con il massimo della sincerità, tu le auguri di continuare così, all’infinito. Immaginatevi la migliore versione di scones, muffin, pancake, solo per fare qualche nome. Anche lo yogurt bianco è di alta qualità, inaspettatamente vellutato e gustoso.
Un’esperienza di ospitalità e sapori che vale un viaggio, sia nella versione dolce che salata.
DINGLE
Dopo un lauto inizio di giornata, non è che avessimo molta fame. Però, eravamo in zona, ed Annette ci aveva consigliato di fare sosta al My Boy Blue di Dingle.
Premessa: la sottoscritta si reputa una grande intenditrice di Chai Latte.
Come farsi sfuggire l’occasione di assaggiarne la versione irlandese del Boy Blue?! Decisione saggia. Schiumoso e saporito, un’apoteosi di cannella e scioglievolezza.
Diciamola tutta, il miglior Chai della mia lunga carriera di chailattista.
Al My Boy Blue vi consiglio di assaggiare anche panini e muffin, perché siete in vacanza, quindi bando alle ristrettezze caloriche.
GALWAY
Dopo un paio di giorni nella Contea di Kerry, il nostro viaggio proseguiva all’inseguimento delle onde. Strano, ma vero…
Alla volta della Contea di Clare, botta di vita cittadina e sosta a Galway.
Emanuele aveva deciso che dovevamo sfruttare al massimo la nostra Furgo, quindi niente campeggi, ma sosta notturna in città. Immaginate la mia gioia estrema, niente bagno. Pigra e viziata che non sono altro.
Una scelta così avventurosa mi aveva condotto a due decisioni:
- Smettere di bere dalle cinque di sera, così da evitare urgenze notturne.
- Cenare – senza liquidi – in uno dei ristoranti blasonati della città. Aspettate che copio e incollo il nome, perché è impossibile da ricordare: Ard Bia Nimmos. In questo ristorante, prenotare è d’obbligo. Se siete disorganizzati come noi, forse sarete fortunati a trovare ancora un tavolo disponibile all’apertura delle 18.00.
Anche questa, una sosta gourmet memorabile: atmosfera very cool, ingredienti di stagione, dolci da leccarsi i baffetti. Il menù varia a seconda della stagionalità, quindi non saprei consigliarvi una pietanza specifica: in ogni caso, si va sul sicuro.
Insomma, se capitate in città, prenotate e fatevi sedurre. Dalle 10.00 si può anche fare colazione e nel weekend il brunch, segnatelo nel vostro diario di viaggio.
La mattina dopo, eravamo alla ricerca di un bagno mascherato da breakfast. Sosta al The Lighthouse Cafè un bistrot a conduzione familiare, rigorosamente vegetariano. Torte super healthy, atmosfera molto rilassata e Chai Latte a gogo e bagni molto puliti!
DOOLIN
Dopo la botta di vita cittadina, partivamo nuovamente alla volta di un nuovo spot surfistico. A rendere famosa Doolin è la vicinanza con le indimenticabili Scogliere di Moher ed una serie di attrazioni paesaggistiche che non vi sto ad elencare. Anche perché noi non le abbiamo viste. In zona c’erano delle belle onde, quindi pomeriggio a guardare il mare per me, ed a surfare per Manu.
Come premio, avevo vinto un’altra notte in albergo, ma senza aver prenotato, ed essendo questa una zona turistica, ci siamo ritrovati in un B&B lontano, pulito, ma del quale non mi sento di condividere il nome e le generalità. Colazione da dimenticare, ahimè. Comunque, facciamo un passo indietro.
Avevamo già capito che soggiornare nella zona di Doolin sarebbe stata un’impresa complicata. Quindi, prima di buttarci allo sbaraglio per trovare un letto, sosta mangereccia. O’Connor’s Pub per gustare il mitico Coccio di Cozze in vino bianco e crema all’aglio. Lo so, la combinazione potrebbe sembrare improbabile, ma il risultato finale notevole.
Oltretutto, l’atmosfera goliardica, la musica live improvvisata e l’atteggiamento amichevole di tutti ci hanno fatto proprio divertire, ve lo assicuro. Poi, ne avremmo pagato le conseguenze, ma questa è un’altra storia…
LISCANNOR
A Liscannor devo confessare, non abbiamo visto nulla, ci siamo andati esclusivamente per mangiare.
Dopo un’altra giornata a surfare (lui), avevamo (noi) una fame atroce e non sapevamo dove andare. Sempre chiedendo qua e là, ci avevano consigliato il Vaughans Anchor Inn un’istituzione nella zona. Una famiglia dedita alla ristorazione dagli Anni Settanta: le generazioni si susseguono e la passione si tramanda.
Se visitate il sito, vedrete la lista dei fornitori ufficiali del ristorante, rigorosamente locali: dall’insalata alle patate, dal latte alle alghe marine, tutto è prodotto nella zona.
Piccola premessa, quando andiamo a mangiare fuori, va sempre a finire che, nella più completa inconsapevolezza, Manu ordini piatti Gourmet & Minimal ed io portate da camionista.
Anche questa volta, il nostro istinto culinario ci aveva traghettati su sponde diverse: per lui un elegantissimo ed esiguo pesce al forno, e per la sottoscritta Fish&Chips a profusione, come se non esistesse un domani. Tutto buonissimo, per carità, però col senno di poi, ci sentiamo vivamente di consigliare pesce fritto e patatine, tutta la vita!
Notevole anche la zuppa di zucca e carote che ci avevano offerto come entrée.
DOONBEG
Giornata all’insegna del mal di gola: l’ultima notte in Furgo era stata inaspettatamente fredda, quindi normale pagarne le conseguenze.
A parte un leggero malessere, tutto era fluito perfettamente tra paesaggi campestri, chiacchierate on the road e completa armonia.
Menzione speciale ad un campeggio, lo Strand di Doonbeg: pulizia esemplare, gentilezza ed ogni dettaglio studiato per un soggiorno confortevole e rilassato. Un gioiello in miniatura.
Per chiudere trionfalmente la giornata, passeggiata a piedi per raggiungere il Morissey’s, un ristorante stellato che non si è montato la testa ed ha mantenuto prezzi umani.
Legno a profusione, colori caldi, tavolate chiacchiericce e tintinnii di bicchieri.
Zuppa di pomodoro – che adoro – Tacos al pesce, Chicken Wings, Hamburger sopraffini. Eravamo talmente sazi e deliziati, che alla scelta del dolce ci siamo arresi, con il buon proposito di tornare il giorno dopo per fare il bis ed arrivare al dessert.
La mattina successiva, mi svegliavo con febbre da cavallo, per citare solo uno dei sintomi. Dopo oltre due anni di stoica resistenza, il Covid aveva trovato anche noi, in quel d’Irlanda. Fine di una vacanza meravigliosa.
Come un’irriverente legge del contrappasso, dopo una settimana di bagordi gastronomici, gusto ed olfatto mi venivano sequestrati, per interminabili settimane. Forse anche per questo, quelle cene mi sono rimaste nel cuore. Forse per questo e per tanto altro, ci siamo ripromessi che il nostro viaggio in Irlanda è stato solo il primo di una lunga serie.